Uno studio dell’economista Paolo Savona ha messo in evidenza il fatto che su quasi 72 miliardi di euro l’anno di acquisti effettuati dai cittadini delle regioni meridionali, ben 63 sono di beni e servizi prodotti nelle regioni del Nord. Solo una parte dei restanti 9 miliardi resta nel Mezzogiorno, essendo comprese in essi anche la quota di spese estere.
Ufficiale è
il fatto che la bilancia commerciale delle Regioni settentrionali sia positiva
verso i mercati del sud Italia e negativa verso l’estero – fatta eccezione per
il Veneto – che ha entrambe le voci positive. Questo cosa vuol dire? Che le regioni meridionali sono il mercato di riferimento delle aziende del nord, che in molti casi operano in regime di monopolio, mancando qualsivoglia forma di concorrenza, le quali aziende, senza la quota consumo del mercato interno nazionale, sarebbero facilmente in passivo e destinate ad enormi difficoltà di gestione!
COMPRASUD è un progetto che vari movimenti e associazioni meridionaliste hanno elaborato per alleviare, nell'immediato, i problemi economici del Mezzogiorno. Esso è affidato essenzialmente ai consumatori meridionali e non, di ogni parte d'Italia. Se costoro vogliono, senza rischi o sacrifici, aiutare i loro figli a non emigrare più, basta che scelgano mensilmente merci prodotte da aziende del Sud.Per iniziare, a parità di prezzi e di qualità, è facile scegliere fra generi alimentari, (pasta, acqua minerale, olio, vino, pelati, salumi, gelati, dolci, biscotti, ecc.), oppure manufatti non alimentari di vario genere (mobili, salotti, utensili e attrezzature varie), di fabbricazione dauna, pugliese o meridionale in generale. Incominciate a pensare che, se ogni mese una famiglia di meridionali (circa 6 milioni in Italia) spendesse 200 euro per l'acquisto di prodotti del Sud, ogni anno le nostre imprese incasserebbero minimo 14,4 miliardi di euro, che gireranno praticamente nelle nostre tasche, evitando che le imprese "forestiere" sfruttino l’economia e il mercato meridionale, con la sottrazione di materie prime, che saranno finalmente lavorate al Sud, e di preziosi capitali, che allo stato attuale prendono la fuga verso le banche, le finanziarie, le aziende di franchising e le compagnie assicurative del nord. Questo potrebbe essere un modo per ricostruire una comunità economica e culturale meridionale nel segno della solidarietà e del rispetto di tutte le categorie e di tutti i soggetti che ne fanno parte, non dimenticando che l’economia è anche cultura e identità di un popolo. I prodotti della nostra terra e del nostro lavoro parlano di noi più di qualsiasi altra cosa!
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