Non stop - Ballata senza manovratore è stato un programma televisivo trasmesso su Rai 1 tra il 1977 e il 1979. Esso nacque nel
primo periodo successivo alla Riforma RAI, un momento particolare nel
quale gli autori televisivi si occupavano quasi esclusivamente di
sperimentazione innovativa, sia nel linguaggio che nel format.
L'idea sostanziale, decisamente rivoluzionaria rispetto ai canoni tradizionali
imposti dal varietà sino ad allora, fu istituire un programma che non
prevedesse la figura del conduttore/presentatore, tradizionalmente una
figura chiave e fondamentale per la riuscita di un programma televisivo, in
quanto garantiva una certa continuità nella scaletta della trasmissione. Questa
fu una soluzione ardita, molto rischiosa, in quanto si lasciava completamente
la scena ad una sequenza ininterrotta e caotica
di cabaret, musica e ballo, mantenendo comunque una certa
continuità (da qui il sottotitolo apparentemente enigmatico ballata
senza manovratore). Chi ebbe questa idea “folle” fu proprio un
presentatore, il presentatore per
antonomasia, ossia Pippo Baudo (questo fu il primo ed ultimo caso italiano di
conflitto di interessi a rovescio!!!), che, pur mettendo momentaneamente in
soffitta la propria professione, volle lanciare la ardimentosa proposta di
realizzare un programma dedicato a nuovi talenti, e la suggerì al dirigente
Rai Bruno Voglino. Questi incaricò in un primo momento dell'ideazione
della trasmissione il grande autore Marcello Marchesi, ma la sua idea
eccessivamente tradizionale non piacque. In un secondo momento l'incarico venne
affidato a Giancarlo Magalli, che ne ideò la formula definitiva e,
assieme al giornalista appassionato di cabaret Mario Pogliotti, valutò una
serie di giovani esordienti, scoperti nei teatrini off sparsi
per l'Italia, attingendo in modo uniforme da tutte le regioni. Per molti di
loro fu l'inizio di una fortunatissima carriera. La regia venne affidata in un
primo momento ad Antonio Moretti che, ad un mese dall'ingresso in
studio, rinunciò e venne sostituito da Enzo Trapani, che inserì come
coautore il paroliere Alberto Testa.
Durante la prima serie, per rafforzare il concetto di staffetta,
viene introdotto un curioso e piccolo pupazzo simile, appunto, al testimone utilizzato
nella corsa tradizionale. Tale oggetto viene passato di mano in mano agli
artisti che si esibiscono in quel momento sullo schermo.
Oltre al formato (forse per la prima volta un varietà televisivo era
progettato senza particolari riferimenti agli schemi tipici del teatro, ma anzi
il ritmo e l'incedere erano pensati specificatamente per il media televisivo),
il successo del programma fu dovuto anche alla presenza di un nutrito gruppo di
giovani comici e cabarettisti in gran parte esordienti. Quando leggerete
l’elenco dei nomi di tutti quelli che, grazie a NON STOP, hanno fatto il loro
ingresso trionfale nell’empireo dorato dello spettacolo, non solo televisivo, ma
anche cinematografico e musicale, ci si renderà conto dell’enorme importanza
che ha avuto il programma e di quali autentici talenti un tempo passavano sullo
schermo (e di come la televisione del 2000 sia inesorabilmente decaduta e
impoverita, di contenuti e di eccellenti protagonisti)!!! Tra loro meritano di
essere ricordati Marco Messeri, Carlo Verdone, il trio partenopeo
della Smorfia (Massimo
Troisi, Enzo De Caro e Lello Arena), il quartetto veronese de I Gatti di Vicolo Miracoli (Umberto
Smaila, Jerry Calà, Franco Oppini e Nini Salerno), il trio fiorentino de I Giancattivi (Francesco Nuti, Athina Cenci e Alessandro Benvenuti), Zuzzurro
e Gaspare. Doveroso ricordare anche l'attore Ernst Thole (scomparso
pochi anni dopo la sua partecipazione al programma), che con intelligenza e
ironia interpretava il ruolo di un omosessuale, tema che, nel 1977, era
ben lontano da ogni remota concezione!!!
In uno studio
televisivo cromaticamente sgargiante, un gruppo di giocolieri veniva affrontato
da una specie di sceriffo (il jazz singer Nicola Arigliano) che, con la ben
nota formula “Non voglio noie nel mio locale!”, sparava colpi con la sua colt.
Questo era l’incipit della sigla di Non Stop. I titoli di
testa scorrevano con la musica di El
Pasador, al secolo Paolo Zavallone, e la sfilata di tutti i
personaggi dello show. Di prassi i personaggi sfilavano in sequenza
intervallati da qualche ospite, cantante o danzante. La formula piacque e fu
riproposta a distanza di un anno per una seconda serie sempre di sei puntate
dal 28 dicembre 1978 al 1° febbraio 1979. Nella prima serie del ’77, oltre ai
personaggi già citati, si aggiunsero Enrico Beruschi, Ugo Fangareggi, Corrado
Lojacono, Boris Makaresko, Yor Milano, Francesco Vairano. Gli intermezzi canori
erano affidati a Asha Puthli, che era reduce dal successo estivo di The
Devil is loose, mentre le coreografie vedevano protagoniste Les
Chocolat’s, un gruppo franco-sudamericano molto in voga all’epoca. Lo
snodatissimo mimo-ballerino Jack La Cayenne si esibiva nei suoi numeri
surreali, tra cui quello famoso della sigla in cui si infilava una tazzina da
caffè in bocca. Tra gli ospiti ci furono anche i Matia Bazar e un giovanissimo
Pino Daniele.
La compianta Stefania Rotolo curava la sigla
di chiusura, come anche gli intermezzi coreografici, mentre la sigla d’apertura
fu affidata alla voce della cantante inglese Nancy Nova, un clone della ben più
nota Kate Bush, che nell’estate ’78 aveva spopolato con il brano Wuthering
Heights. Non Stop, anche qui grazie alla regia
straordinaria di Enzo Trapani, fu il capostipite di trasmissioni che negli anni
’80 invasero la tv, prima tra tutte Drive In. La formula,
considerata innovativa in quel periodo, si esaurì in seguito anche per la
mancanza di nuovi talenti, ma oramai il suo “compito” la trasmissione l’aveva
già svolto, e in maniera egregia, se si
pensa che tutto o quasi il cinema della commedia italiana anni
Ottanta e Novanta deve il suo successo a attori e comici usciti da Non
Stop: Massimo Troisi, Carlo Verdone, Francesco Nuti, Jerry Calà! Enzo
Trapani pose una pietra miliare nella storia della televisione, ma non gli fu riconosciuto il pieno merito, sebbene tutti
gli altri abbiano continuato a sfruttare le sue idee e intuizioni, valide ed
attuali ancora oggi, a distanza di 40 anni.
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