venerdì 15 novembre 2024

QUARANT’ANNI A TUTTO...TURBO

 La serata commemorativa del 3 novembre scorso si può annoverare tra le meglio riuscite degli ultimi anni qui ad Orta Nova. L’esibizione di un gruppo di amici e di valenti musicisti è riuscita a mettere in moto la macchina dei ricordi e ad allietare le nostre orecchie, in questa epoca di discutibile gusto musicale, nella quale, per citare il maestro Franco Battiato, siamo letteralmente sommersi da immondizie musicali!

Quello proposto il 3 novembre è stato un piccolo assaggio e una vaga idea, per chi in quegli anni non c’era, di cos’era la piazza nelle calde serate di quarant’anni fa, proprio quando iniziava l’avventura dei Turbo, anni in cui per proporre buona musica si doveva saper suonare, cosa che “i nostri” hanno sempre dimostrato nel corso di quattro decenni di attività.

Nel 1984 la formazione originaria era composta dalla crema dei musicisti ortesi, tra i quali Gianni Petrone alla chitarra, Nicola Maffione al piano e alle tastiere, Roberto Giannone al basso, il compianto Fiorenzo Costantini al basso e chitarra acustica, Pino Di Leo alla batteria e Gino Manfredi alla voce.




 La band inizia a proporsi in diversi eventi live, sia cittadini che su altre piazze della provincia, con un repertorio variegato, che spazia tra hits italiane del momento e brani internazionali, sempre strizzando l’occhio a sonorità articolate, con arrangiamenti pop, rock e rhythm and blues, espressione dell’ottima tecnica dei suoi musicisti.

A partire dalla metà degli anni ottanta il curriculum dei singoli componenti si arricchisce di prestigiose collaborazioni, accompagnando nei rispettivi tour interpreti di fama nazionale: Michele Zarrillo, Fausto Leali, Francesca Alotta, Edoardo Vianello, Marco Ferradini, Wilma Goich, Patrizia Bulgari, I Ragazzi Italiani, le Compilation, Anonimo Italiano.

La formazione dei Turbo non ha sempre avuto gli stessi componenti e nel corso degli anni numerosi sono stati gli avvicendamenti nel suo organico, fatto che ha notevolmente arricchito la qualità e l’esperienza della formazione.

Oltre ai già citati musicisti è doveroso menzionarne altri che sono passati tra le fila del gruppo, tra i quali il pianista foggiano Lorenzo Zecchino e il tastierista Alfonso Massa di Orta Nova, negli anni in cui la band faceva da supporto alla tournèe di Michele Zarrillo, e poi le cantanti Maria Rosaria Traisci, Patrizia Russo e Maria D’Angelo. Verso la fine degli anni ottanta e gli inizi dei novanta riscontriamo la presenza di altri musicisti, tra i quali Riccardo Turtiello alle chitarre e voce, Mario Di Dedda alla tastiere e Teresa Di Gianni alla voce.

Dopo qualche anno, nel 2009, la formazione decide di tornare alle proprie origini, ritrovando i componenti del 1984,  ma l’altra grande svolta è costituita dal repertorio: non più compilation di cover, anche se pur di ottimo livello, sia italiane che internazionali, ma la scaletta si concentra su un grande artista italiano, Vasco Rossi. Il passo nella trasformazione in cover band ha indubbiamente rigenerato l’entusiasmo dei suoi componenti, che hanno ritrovato nuova linfa, perché quella scelta ha aperto scenari interessanti e impegnativi. In effetti il repertorio di Vasco Rossi ben si presta per valorizzare al meglio le capacità e le ambizioni artistiche dei musicisti e i buoni risultati non tarderanno ad arrivare.




La formazione attuale è così composta:

Antonio Morea alla chitarra, Salvatore Di Pietro, piano e tastiere, Riccardo Turtiello e Amedeo Grasso, chitarre, Roberto Giannone, basso, Onofrio Romagno, batteria, Mario Delli Carri, voce, in sostituzione dello storico front man Gino Manfredi.

La serata del 3 novembre è stata molto importante per la band ortese, per varie ragioni. Oltre a festeggiare il traguardo di quarant’anni di attività, dopo aver vissuto mille avventure, esperienze con nomi di rilievo del panorama italiano, dopo aver assistito ai tanti e radicali cambiamenti della musica e del fare musica in quattro decenni, c’era da ricordare due persone importanti, due amici che troppo presto ci hanno lasciato: Fiorenzo Costantini e Pino Di Leo. È un vuoto incolmabile e andavano ricordati e si continuerà a ricordarli anche in futuro, ed era inevitabile che la serata fosse dedicata a loro.




Per un traguardo che si rispetti era quasi obbligatorio coinvolgere ospiti di prestigio e per una cover band di Vasco Rossi quali nomi migliori come quelli di Andrea Braido e Andrea “Cucchia” Innesto?

Il primo, per chi non lo conoscesse, ha collaborato col rocker di Zocca per diversi anni, specie nei live, ma oltre a Vasco il grande chitarrista è stato ospite sia in sala d’incisione che dal vivo di altri interpreti italiani, praticamente il meglio del meglio: Adriano Celentano, Mina, Antonella Ruggiero, Enzo Jannacci, Raf, Zucchero, nella sua tournèe in Russia ed Eros Ramazzotti e Laura Pausini nel loro tour mondiale. In televisione celebre rimane la sua partecipazione durante il varietà di Fiorello, Stasera Pago Io, su Rai Uno.

Andrea Innesto, detto “Cucchia” è lo storico sassofonista di Vasco Rossi: suoi sono i tanti assoli che accompagnano le meravigliose ballate del cantante emiliano, sia su disco che nei live. Memorabile rimane la sua partecipazione a fianco di Patty Pravo col suo prezioso assolo nel brano “ E dimmi che non vuoi morire”, scritta da Vasco e composta da Gaetano Curreri nel 1997, in occasione della partecipazione al Festival di Sanremo della cantante veneziana. Attualmente è impegnato nella tournèe di Ultimo.

Con questa eccezionale formazione era inevitabile che la sera del 3 novembre fosse un evento eccezionale, che è arrivato a scuotere le anime degli ortesi, oramai anestetizzate da un immobilismo che dura da troppo tempo.

l’intero concerto è stato molto seguito, nel suggestivo piazzale antistante il Palazzo Gesuitico ed ha avuto una vera chicca che sicuramente rimarrà impressa nei ricordi dei presenti: il brano conclusivo della serata, Albachiara, in cui si sono alternati nell’assolo finale tutti i chitarristi presenti sul palco, Antonio Morea, Gianni Petrone, ritrovato finalmente dopo un lungo periodo di assenza dai palcoscenici e Andrea Braido!

 

 



mercoledì 6 novembre 2024

LE MEMORIE DI UN BOOMER

 TUTTO CIO’ CHE VUOI SAPERE SUI FAVOLOSI ANNI ‘80





Ebbene sì, alla fine ci sono cascato anche io!

A furia di scrivere articoli sull’argomento e pubblicarli qui, sul mio blog, mi è venuta l’idea di raccogliere i miei lavori e condensarli in un volume, ovviamente arricchito da altri capitoli. Il risultato è stato un libro da me pubblicato e uscito agli inizi di novembre, con cui vado a raccontare l’epopea di un decennio straordinario, sotto tutti i punti di vista, con i suoi alti e bassi, le luci e le ombre di dieci anni, dal 1980 al 1989, facendo affidamento quasi esclusivamente sulla forza della memoria.

Il volume è diviso in capitoli, in ognuno dei quali si parla di un tema specifico, dalla televisione alla musica, dallo sport al Live Aid del 1985, dalle mode del momento ai luoghi iconici, il tutto condito e inframezzato da considerazioni personali sul nostro rapporto col tempo che passa, sui ricordi che ognuno di noi si porta dietro e sullo spirito che ci ha contraddistinti durante il decennio in questione.

Non so cosa mi abbia spinto a scrivere questo libro e da quanto tempo lo avevo in progetto, però mi è stato chiaro che il momento era quello giusto, a più di quarant’anni dai fatti che sono andato a raccontare.

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domenica 16 giugno 2024

14 giugno 2024 - LA CORTE DEI MIRACOLI

 Come immaginavamo che fosse, così è stato!

Dopo una attesa durata due anni, finalmente la band ortese si è esibita in quella che è stata, più che un concerto, una vera e propria festa, alla presenza di tanti amici, conoscenti e di chi nel corso degli anni ha sempre seguito le vicende del gruppo.

Con la magnifica conduzione di Rosa Aghilar e Pino Balestrieri bellissima è stata l’atmosfera che si è venuta e creare e l’impressione ricevuta era quella di stare a un bel ricevimento in famiglia. Non è mancata l’occasione di aver rivisto dopo tanto tempo amiche e amici che, per forza di cose, non vivono più nella nostra città, o che, pur vivendoci, si incontrano così raramente, ai quali ci accomuna la passione per la musica e per la Corte dei Miracoli.

Così come è stata anche ben apprezzata la menzione speciale e il riconoscimento, con la consegna di una pergamena/ricordo, a tutti coloro che nel corso di cinque decenni hanno incrociato il proprio destino con quello della Corte dei Miracoli. Tra questi mi piace sottolineare il grande chitarrista e arrangiatore, l’amico Gianni Petrone.

Particolarmente commovente è stata la consegna dell’attestato, nelle mani di suo cugino, già batterista del gruppo, Cenzino, al compianto super batterista Peppino Di Leo!

La serata ha avuto due grandi meriti: primo, di aver riportato un evento ad Orta Nova, di come non se ne vedevano, ahimè, da troppo tempo ormai;

il secondo è quello, per chi ha una certa età e la sensibilità di ricordare, di averci trasportati alle magiche serate degli anni ottanta, quando non era raro assistere ad eventi musicali nel pieno centro ad Orta Nova, quando si viveva un’atmosfera di festa e l’interesse per questo tipo di manifestazioni era molto alto.

Le voci di Nino e di Teresa hanno avuto questo merito, di aver scatenato un attacco di nostalgia e di, come si usa dire oggi, aver sbloccato molti ricordi.

Auguri alla Corte dei Miracoli



 

domenica 31 marzo 2024

Cin Cin caffè


 Quella che oggi è una semplice e comune consuetudine, come il frequentare e trattenersi in un qualsiasi bar o locale pubblico cittadino, fino alla metà degli anni ottanta, qui ad Orta Nova, era piuttosto “insolito”, soprattutto nel caso delle donne. In effetti, come era in uso nei piccoli centri di provincia di tutta Italia, i bar e i vari locali di intrattenimento in maggioranza erano appannaggio degli uomini. Nella nostra città, questo consueto e “tradizionale” costume venne improvvisamente stravolto con l’apertura di un originale bar, sala da tè e da aperitivo.

Era il 1985 quando il Cin Cin, di corso Umberto, iniziò la propria attività, nel bel mezzo di quello che allora era lo strùscio,  ovvero una forte concentrazione di persone che passeggiavano su è giù per il corso. Erano altri tempi e la via principale di Orta Nova pullulava di negozi di vario genere, di gente, di vita e di storie che si incrociavano, nonostante ci fossero meno punti di ristoro, a differenza di oggi che sono la maggioranza.

L’esclusivo bar divenne punto di ritrovo di persone di tutte le età, in buona parte donne, e posto privilegiato di musicisti, dj, appassionati di arti varie e persone che desideravano trascorrere qualche ora in compagnia di musica e di squisiti caffè, tè, cocktail e originali aperitivi. Ai tavoli si conversava di tutto, si parlava di serate da organizzare, di scalette di brani da eseguire, di strumenti musicali, mentre il rito obbligatorio era quello che, dopo uno dei tantissimi concerti, che negli anni ottanta sono stati centinaia, tutti svolti rigorosamente in piazza Pietro Nenni, ci si ritrovava al bar Cin Cin, per tracciare un bilancio a caldo e per rilassarsi, soddisfatti, dopo due ore di musica e di applausi.

mercoledì 27 dicembre 2023

IL NONNINO: una voce amica

 



Quando nel lontano 1976 Radio Orta Nova iniziò a programmare il suo palinsesto, la prima o una delle prime voci che si diffusero nell’etere fu quella di un distinto signore di mezza età, che con i suoi modi gentili di porsi al pubblico, uniti a una timbrica decisa e accattivante, in poco tempo riuscì a ritagliarsi una importante fetta di ascolti e di gradimento. Il suo modo di fare amichevole e coinvolgente fecero di Salvatore Lopopolo un vero e proprio personaggio pubblico, tanto amato dai radio ascoltatori, specie quelli che gradivano le sue selezioni musicali, fatte di musica popolare, folk e tradizione partenopea.

Il nostro amico Salvatore approdò alla radio forte di un importante bagaglio di esperienze personali che di fatto ne ha determinato la sua personalità. A cominciare dalle vicende della seconda guerra mondiale, con la missione in Africa, che gli ha permesso di girare per diversi paesi del continente a stretto contatto con le truppe alleate, che gli permisero di ampliare le proprie conoscenze, compresa quella della lingua inglese, di trattare con altre culture e di appropriarsi di modi di fare e di pensare che all’epoca erano molto distanti dal ristretto mondo della provincia italiana.  Salvatore, un po’ attore lo è sempre stato: nelle pause tra una missione e l’altra non disdegnava di organizzare piccoli spettacoli teatrali per i colleghi soldati.

Inoltre, grazie alla sua professione di ferroviere ha avuto modo di avere un contatto diretto e costante con la variegata umanità che popolava i treni e le stazioni dell’epoca.

Da pensionato, nel 1976, decise di aprire un nuovo capitolo della propria vita, con l’esperienza radiofonica.  Nel corso degli anni la sua popolarità crebbe in maniera esponenziale, tale che il suo nomignolo di “Nonnino” era identificato con tutta la radio. Basti pensare che le ore di programmazione occupate dal nostro amico Salvatore erano le più richieste dagli inserzionisti pubblicitari! Nell’ottobre del 2006 ho avuto una lunga e piacevole conversazione con quella che era e sarà una vera istituzione per la memoria della radiofonia ortese.

D. Ricordi e sensazioni di quegli anni?

R. Le prime esperienze radiofoniche non potevano che avere qualcosa di inaspettato e di magico. Avevo da poco lasciato il lavoro e grazie alla radio ho proseguito il contatto col pubblico, che per me è sempre qualcosa di speciale.

D. Alcuni aneddoti particolari?

R. A dire il vero ogni giorno era un aneddoto, tanti quante erano le telefonate e le richieste che giungevano in radio. Ricordo con divertimento e nostalgia i contrasti con i colleghi speaker più giovani, che contestavano il mio modo di fare radio, oltre alla musica che mi piaceva programmare. Ma erano gli anni ’70….!

D. Ora ascolti la radio?

R. Spesso. E’ il mio modo per tenere allacciati i rapporti con quel mondo che mi ha dato tanto. A volte mi capita di telefonare e conversare con i giovani speaker di Radionova.

D. Cosa ne pensi della Radio oggi? E quella di domani?

R. E’ un mondo che continua a piacermi, così come sono fiducioso della Radio di domani. La Radio rimane e rimarrà una istituzione solida, perché i radio ascoltatori, anche se sono diminuiti rispetto al passato, rimangono fedeli ognuno alla propria radio preferita. Ritengo che le radio locali siano molto importanti e decisive per il territorio di appartenenza, in quanto costituiscono patrimonio e identità locali.

La parentesi radiofonica di Salvatore Lopopolo è stata entusiasmante, positiva e insolita per un mondo, come quello delle radio libere, fatto di musica “alla moda” e di voci giovani. La presenza di uno speaker un pò avanti negli anni era inusuale per gli standard della comunicazione e questo non ha fatto altro che accrescere il fascino e l’appeal di un personaggio che quotidianamente entrava con discrezione, gentilezza e disponibilità nelle case dei radioascoltatori, portando sempre con sè una dose di ottimismo e di allegria.

giovedì 30 novembre 2023

Ciao Peppino

 


Ad Orta Nova, tanti, ma tanti anni fa, quando in piazza le estati erano una festa, con la tua cassa e il tuo rullante, hai portato il tempo alle nostre serate…….


giovedì 9 novembre 2023

Paradise Garage

 Benvenuti in PARADISE



La sera del 12 luglio 1979, in uno stadio di baseball a Chicago fu organizzata la Disco Demolition Night, con l’intento di decretare la fine della disco music e con essa anche i locali da ballo che tradizionalmente la proponevano. Da allora e fino al 1987, anno in cui trova definitiva affermazione la house music, nata sempre a Chigago, la musica da ballare non ha avuto un genere preminente, ma veniva sommariamente indicata come dance o club music. Dalla new wave al rock funkeggiante dei Clash o di David Bowie, dai Duran Duran ai New Order, Madonna, Prince e Michael Jackson, gli Wham, per passare dai Kraftwerk e Giorgio Moroder alla italo disco, tanto in voga in quegli anni e che costituirà il seme per la nascita della house, tutto era adatto nei disco club degli anni ottanta. Anche la concezione di discoteca era superata, a favore del clubbing, posti esclusivi dove non si entrava solo per ballare, come accadeva negli anni ‘70, ma per tante e svariate attività culturali: visitare mostre, assistere a rappresentazioni teatrali o semplicemente per un aperitivo o per vedere un film.  Il Danceteria, ad esempio, ospitava concerti e opere di improvvisazione teatrale, oltre a mostre dei più celebri street artists americani. Il Roxy proponeva rap, break dance e ballo sui pattini. L’Area era il locale dei creativi e della cultura di controtendenza, club tanto caro allo stesso Andy Warol e alla cerchia dei suoi amici e colleghi pittori. Il Limelight, ubicato in una chiesa sconsacrata, suggestivo ed originale, dagli arredi alle scenografie che cambiavano di frequente. E poi... c’era il Paradise....


Qualcuno lo ha definito il posto dove era necessario andare, per capire veramente la New York degli anni ottanta. Qualcun altro ha dichiarato che, dopo aver trascorso una serata nel club, il proprio gusto, la percezione e il modo di ascoltare musica sono cambiati definitivamente. Da questo si deduce che il Paradise Garage non è stata una semplice discoteca, ma un luogo reale e immaginario allo stesso tempo, un sogno dal quale non ci si voleva più risvegliare, una originale, delirante ed esaltante esperienza sensoriale.
L’attività del locale prese ufficialmente l’avvio il 17 febbraio 1978 e ben presto divenne punto di riferimento per i cultori della disco music, oltre che per la cultura gay newyorkese. Negli anni ottanta il Paradise Garage si avviò a riscrivere per sempre la concezione di culture club e fece dell’integrazione e del rispetto delle minoranze la propria cifra stilistica. Il locale è stato un porto franco e un sicuro riparo dagli stereotipi imposti dalla società, in quel determinato momento storico.
Il suo nome deriva dal fatto che prima che diventasse un disco club era stato un parcheggio a più piani, nel bel mezzo di una vivace zona di New York. L ’ingresso era costituito da una comoda rampa, un tempo usata dalle auto, che conduceva al secondo piano dello storico edificio, che era situato al n. 84 di King Street, nel cuore del Greenwich Village, il quartiere privilegiato da artisti, attori, teatranti e bohémien di tutte le salse. Le serate non erano aperte al pubblico, ma solo ai membri iscritti al club e a quelli che possedevano un invito personale, e, nonostante la coloratissima e trasgressiva varietà di persone che lo frequentavano, non si servivano né cibo né alcolici, ma solo succhi di frutta serviti in ampie ampolle, in modo che il locale avesse l’autorizzazione a stare aperto fino al mattino.

Se lo Studio 54 fece delle eccellenti personalità che l’hanno frequentato il suo punto di forza, il Garage puntò su ben altro, pur non essendo stato immune da prestigiose frequentazioni: Grace Jones, Taana Gardner, Mick Jagger, Patti LaBelle, Chaka Khan, Amanda Lear, Sharon Redd, Diana Ross, Natalie Cole, i New Order, l’artista writer Keith Haring, che fra l’altro ha donato al club uno dei suo preziosi murales. La stessa Madonna ci ha girato il video di “Everybody”, così come i Clash e i Police che si sono esibiti in brevi concerti.
Con una capienza di più di tremila persone, all’ingresso si veniva accolti da cesti di frutta fresca, liberamente offerta agli avventori. Dentro ci si poteva fare di tutto: rilassarsi, guardare un film, incontrare gente. Il Paradise era un posto sacro e si veniva accolti come in una grande famiglia: il locale rimaneva aperto fino a quando non se n’era andata l’ultima persona e quello che contava era creare un clima di estasi e comunione.
Appena entrati su una parete c’era una lunga fila di armadietti, da usare per cambiarsi d’abito e indossare tutto ciò che metteva le persone a proprio agio e renderle libere e spensierate per le ore in cui si rimaneva nel club.

I due punti di forza che hanno fatto del Paradise Garage un posto leggendario sono stati l’impianto audio e il DJ residente, il mitologico Larry Levan.


Il sistema audio del locale fu messo a punto dall’ingegnere del suono Richard Long, con la consulenza dello stesso Levan. L’ingegnere era anche un abile falegname e costruiva da sé gli altoparlanti. Secondo la sua concezione e il modo di impostare le fonti sonore, non è stato l’impianto ad adeguarsi alla discoteca, ma questa è stata adeguata all’impianto: il progetto è stato quello di riprodurre gli stessi decibel in qualsiasi punto del locale ci si trovasse, quindi furono posizionati gli altoparlanti necessari per questo scopo. Inoltre Long ha sempre privilegiato nei suoi impianti le frequenze basse, con woofer di grosso calibro. In questo modo la musica si doveva più “sentire” che ascoltare, avvolgendo e coccolando i presenti.
Forte di queste elevatissime qualità tecniche audio, Larry Levan fece il resto. Il leggendario DJ approcciava la musica con gli occhi di un bambino, giocando sulle corde emotive, usando la musica in maniera profonda, come linguaggio. Tale era l’atmosfera irreale e sognante che riusciva a creare, che era come se i cuori di duemila persone battessero all’unisono, in un coinvolgimento totale mai visto prima, il tutto eseguito con un impianto dal suono perfetto!
La selezione musicale del DJ era molto variegata, e riusciva a mixare brani di svariati generi musicali, creando un feeling eccezionale, tale da indurre molti dei frequentatori il locale, nei giorni successivi, a cercare nei negozi di vinili vicini al club gli stessi dischi selezionati dal DJ!
Talmente era forte la personalità e la dimestichezza di Larry Levan che dall’esperienza del Paradise Garage nacque un vero e proprio genere musicale, la garage house, una sorta di derivazione della disco music, con accenni di funk anni settanta, realizzata con massiccio uso di sintetizzatori elettronici e da drum machine, che vanno ad integrare gli strumenti musicali e la voce naturale dell’interprete.

Contemporaneamente a questo, un discepolo di Larry Levan metteva a punto le basi del futuro della musica da ballare, ossia la house music. Il locale era il Warehouse di Chicago e il DJ autore di questa rivoluzione fu Frankie Knuckles, altro leggendario nome e, insieme a Levan, tra i più quotati personaggi della storia dei disc jockey.

 “Meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente..”

Le parole di James Joyce sono molto efficaci per descrivere la parabola e il destino del Paradise Garage.

Era il 28 settembre del 1987 quando la discoteca chiuse i battenti, tra la disperazione dei suoi numerosi frequentatori e la commozione dello stesso Levan. Dopo questa data il DJ svolse la propria attività in giro per il mondo, ma l’incantesimo dei nove anni del Paradise non si è più ripetuto. Il locale venne trasformato in un magazzino e nel 2019 l’intero stabile dove sorgeva è stato demolito per far posto a un condominio di lusso. Sul Paradise Garage sono stati realizzati diversi documentari, volumi e spazi di approfondimento televisivi e radiofonici. Larry Levan è morto di Aids nel 1992, seguito da Frankie  Knuckles nel 2014.

Oramai i loro nomi sono leggenda. L’11 maggio del 2014 un gigantesco block party di ventimila persone ha invaso King Street, allo scopo di chiedere alla municipalità di New York di denominare quella via Larry Levan Way !!!