E’ universalmente nota la triste vicenda dell’ Olocausto,
perpetrata dalle milizie fasciste, italiane e tedesche e da delatori di mezza Europa, durante la seconda guerra mondiale. Le leggi
razziali, la discriminazione, le deportazioni di massa verso i tristemente noti
campi di concentramento sono stati il frutto di una follia mascherata da politica. Ma questa vicenda storica, nasconde in se una miriade
di micro storie, di aneddoti, di episodi che spesso sono sconosciuti alla gran parte di coloro che si
sono interessati a conoscere questa oscura pagina della storia degli uomini.
Una di queste vicende, dai tratti straordinari, è uscita
dall’ oblio a cui era destinata, grazie
a un uomo estremamente curioso e tenace, come è Francesco Lotoro, musicista,
nativo di Barletta, docente di
pianoforte al Conservatorio “Umberto Giordano” di Foggia. Essa riguarda l'insolita produzione musicale e i suoi sfortunati autori, deportati e prigionieri nei campi nazisti, da
cui la gran parte non è mai tornata.
Ventidue anni di ricerca in tutto il mondo hanno permesso al
musicista di recuperare circa 4 mila opere scritte da questi uomini. Almeno le note si sono
salvate: la naturale reazione dell’ uomo alla violenza, prodotta da altri
uomini! Dal 1989 Francesco Lotoro si è
lanciato nell’ incredibile impresa di ricercare, archiviare, registrare, eseguire l’
intera produzione musicale creata nei campi di prigionia negli anni della seconda guerra mondiale. Migliaia
di spartiti, 13 mila documenti, molti dei quali originariamente annotati su quaderni
scolastici, su carta igienica, sulla carta da formaggio. Non solo piccole e
brevi canzoncine, ma intere opere, concerti in 5 movimenti per piano ed
orchestra. Piccoli e grandi fogli tenuti nascosti, cuciti all’interno dei
cappotti, gettati dai treni in movimento, consegnati nella mani di amici fidati.
Così sono sopravvissute queste opere.
La musica della prigionia rispecchiava la natura, la nazionalità e
l’estrazione sociale degli internati: ebrei, cristiani, testimoni di geova,
sinti, rom, romanes, sufi ed altre minoranze perseguitate. Era frequente che dall’
incontro di persone di diversa provenienza e stirpe, nascessero delle opere ibride,
un incontro culturale di melodie che mai, se non in quelle drammatiche situazioni,
potevano venire a contatto. E veniva composto di tutto, dalle opere
concertistiche alla musica lirica, dalle sinfonie alle corali, dalla musica
popolare al jazz. E poi cabaret e musica hawaiana. La musica era frutto di una
spontanea espressione creativa e l’uomo tenuto prigioniero aveva bisogno della
musica, la giusta reazione a quella condizione di "cattività": la musica non ti
salva la vita, ma annichilisce culturalmente il nemico. Per chi era inerme,
essa serviva da fucile intellettuale.
Il progetto futuro del maestro Francesco Lotoro è quello di realizzare un enorme archivio, una mega enciclopedia che raccolga tutto ciò che è stato
frutto di una ricerca di anni e anni. Inoltre egli si propone di realizzare una
raccolta completa, sia su Cd che su file, di tutte le composizioni di musica "concentrazionaria", come viene definita. Con sua moglie, Grazia Tiritiello, ha
fondato a Barletta l’ Istituto della
letteratura musicale concentrazionaria, costituitosi in fondazione per
ospitare l’immenso patrimonio musicale recuperato.
“Come
ebreo percepisco in queste composizioni tutto il dramma della deportazione e
dell’ annientamento sistematico. Ma un giorno questa musica dovrà riprendersi
decenni di vita interdetta e passare dall’ eccezionalità della produzione
scritta in prigionia, alla normalità dell’ esecuzione concertistica. Essa si
dovrà ascoltare come qualsiasi altra musica,nella piena consapevolezza di una
conquistata normalità, perché è ciò che i musicisti e autori, avrebbero voluto”.
Il maestro Lotoro tiene sistematicamente conferenze in tutto
il mondo, per portare a conoscenza una interessante vicenda che, nella sua drammaticità, ha dell’ incredibile. Inoltre egli ha promosso il primo
Master di musica concentrazionaria
presso il Conservatorio Umberto Giordano di Foggia. Poi ha tenuto, sempre al
Conservatorio di via Arpi, un interessante Seminario sulla materia, che ha ottenuto un importante riscontro.
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