IL CAGLIARI
Per non andare troppo indietro nel tempo (o forse si),
il 1970 fu la prima tra queste eccezioni:
il Cagliari
di Manlio Scopigno, detto il “filosofo”, che con 42 punti, cinque in più sulle
inseguitrici Juventus e Inter, portò lo Scudetto del campionato 69/70 nel più
lontano avamposto della provincia del pallone. Con la sua aria da grande
dissacratore, la sua passione per il whisky e il viscerale anticonformismo,
Scopigno ha attraversato il calcio italiano come un visitatore alieno,
combattendone con nonchalance i luoghi comuni più efferati. Fu la vittoria non solo di una città, ma di
un’intera regione, la Sardegna. Ma fu anche la vittoria di chi non ha mai vinto
niente, di quelle che non ti aspetti possa vincere qualcosa, specie se vive in
una terra isolata dalla quotidianità della nazione, una terra abitata da
pastori, minatori, pescatori e banditi, la terra di confine che produce poco e
dalla quale nulla ti aspetti. Lo scudetto è arrivato prima delle spiagge, prima
dell’Aga Khan e della Costa Smeralda, prima dell’Anonima Sequestri, di Briatore
e del Billionaire, prima che i milanesi la scoprissero come divertente parco
giochi per l’estate! L’unico sardo non sardo ad aver gioito sicuramente sarà
stato Fabrizio De Andrè, che l’ha amata e cantata, nonostante tutto, in maniera
viscerale. Una terra definita Italia meridionale, anche se la storia non dice
proprio così. Probabilmente perché al “vero” Sud la accomunava la bellezza
della natura, una lingua incomprensibile in alta Italia, la miseria, la disperazione e l’enorme contributo di manodopera per le fabbriche e fabbrichette
della padania!
Se si considera che la serie A era a 16 squadre e la vittoria valeva due punti e il pareggio uno, al Cagliari sono bastati solo 42 punti per raggiungere l’obiettivo. Dopo aver battuto il Bari per 2 - 0, domenica 12 aprile 1970, allo stadio Amsicora, con trentamila spettatori sugli spalti, la festa (e il riscatto) può cominciare. Fu l’ultimo campionato che la squadra giocò nel vecchio stadio, prima di trasferirsi al Sant’Elia.
Albertosi, Martiradonna, Mancin, Cera, Niccolai, Poli,
Domenghini, Nenè, Gori, Brugnera e il leggendario Gigi Riva (rombo di tuono).
Dopo due mesi, Albertosi, Domenghini, Gori e Gigi Riva
faranno parte della nazionale italiana ai mondiali di Mexico 70, che arrivò
seconda, sconfitta dal mitico Brasile di Pelè e compagni.
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