lunedì 16 luglio 2018

FOGGIA, CAPITALE PER UN GIORNO



Le vicende umane, da quando esiste la civiltà, hanno sempre avuto il carattere della caducità, alternando fortuna a cicli di decadenza. La città di Foggia, ad esempio, oggi possiede una marginale importanza in quelli che sono gli equilibri all’interno dell’organigramma dello Stato italiano, essendo, per posizione geografica, o per peso politico, economico e culturale, relegata al ruolo di realtà “periferica”, al pari di decine di altre piccole città italiane, soprattutto meridionali. Un peso ben diverso possedeva invece al tempo del Regno delle Due Sicilie, per il delicato ruolo strategico che il centro agricolo possedeva: situata nel cuore del Tavoliere, crocevia di comunicazioni, la sua importanza era dovuta anche grazie al settore pastorizio, col fondamentale compito logistico di smistamento, censimento e tassazione delle numerose greggi di ovini (grazie al secolare fenomeno della transumanza). La relativa  vicinanza geografica e politica di Foggia con la capitale Napoli, oltre all’enorme contributo per la fornitura di derrate alimentari, in particolare grano, e di sostegno economico derivante dalle attività sopraindicate, ha fatto sì che presso il governo Reale godesse di enorme considerazione e prestigio, tanto da essere annoverata come una “vice capitale” sui generis del Regno. In virtù di questo privilegio, verso la fine del diciottesimo secolo, la città dauna fu scelta come sede di un evento di particolare importanza, ossia le nozze Reali tra il Principe ereditario Francesco di Borbone e la principessa Clementina d’Austria.
Il matrimonio si celebrò il 28 giugno 1797 e per qualche giorno Foggia divenne virtualmente la capitale del Regno.
In previsione di questo evento, che avrebbe coinvolto l’intera città, Palazzo Dogana venne invaso da muratori, stuccatori, decoratori, fabbri e falegnami. Il palazzo venne ridipinto a nuovo all’interno e all’esterno, furono chiuse porte ed altre se ne aprirono, molti soffitti vennero rifatti, le cucine subirono spostamenti e fu creata una bottiglieria ed una biscotteria con forno esterno. Stucchi, decorazioni, dipinti nobilitarono e completarono gli ambienti.

Al primo piano vennero allestiti gli appartamenti reali, quello dello sposo e quello della sposa. Alle dame di compagnia e alle cameriere venne riservato il secondo piano, mentre, dove erano situate le originarie carceri maschili, al piano terra, in seguito allo sgombero e alla successiva disinfestazione, vennero allestiti i locali per ospitare il corpo dei granatieri reali.
Il Salone del Tribunale, dopo la cerimonia religiosa in Cattedrale, divenne il centro di grandi festeggiamenti, allietati per l’occasione dall’esecuzione del melodramma gioioso “Daunia Felice”, appositamente composto da Giovanni Paisiello, musicista e compositore tarantino, di fama europea, autore dell’inno nazionale delle Due Sicilie.
Tanto calda e generosa fu l’accoglienza di Foggia e delle sue più ricche famiglie (che contribuirono generosamente al prestito pubblico lanciato per finanziare i preparativi) che il Re elevò a rango di marchesi i casati dei Freda, dei Celentano, dei Filiasi e dei Saggese.
Quindi l’anno 1797 segnò un momento importante per la storia di Foggia e della Capitanata. L’evento proiettò nella città il costume, l’etichetta, gli intrattenimenti e i piaceri della corte. Letterati, cortigiani, musicisti, cuochi e il numeroso seguito della famiglia reale, nei 73 giorni di permanenza in provincia, trasformarono le usanze, le consuetudini e la vita stessa della città. Quando Re Ferdinando IV, padre dello sposo, entra a Foggia era il 14 aprile del 1797, seguito da un fastoso corteo, tra gli applausi e le acclamazioni del popolo in festa. Prese subito possesso di Palazzo Dogana, trasformato in tempi record in una vera e propria reggia. Dopo alcuni giorni di permanenza in città, il Re intraprese un lungo viaggio per la Puglia, durato quasi un mese. Per il sovrano, girare per le estese zone del proprio regno non era solo un diletto, ma anche una necessità, con lo scopo di far sentire la vicinanza della Corona alle zone più geograficamente “periferiche” dello Stato, ma anche per conoscere da vicino le più svariate realtà sociali ed economiche per le quali la Puglia (divisa amministrativamente nelle province di Capitanata, Terra di Bari e Terra d’Otranto) era considerata terra di eccellenza, grazie alle numerose e prestigiose produzioni agricole e per gli importanti porti di cui era sede. E’ bene ricordare che Ferdinando IV fu l’istitutore, fra gli altri, del distretto colonico dei 5 Reali Siti, a sud di Foggia. Una delle prime tappe del Monarca fu la città di San Severo, importante sede vescovile e rinomato centro agricolo, feudo dei principi Di Sangro. Le cronache dell’epoca raccontano che il Sovrano partì di prima mattina da Foggia, con un ristretto séguito di cortigiani e con l’inseparabile guida Troiano Marulli, duca di Ascoli Satriano. Il Re percorse una strada che attraversava magnifici campi di grano, di cui il Tavoliere fece ampio sfoggio e che gli suscitarono stupore e meraviglia, e in due ore giunse nella città dell’alta Capitanata. All’ingresso di San Severo fu accolto dalla parata del reggimento di Cavalleria Regina, che lo scortarono fino al centro città, accolto in maniera degna ed adeguata, ospitato da importanti notabili cittadini. Dopo una messa in cattedrale e una frugale colazione a base di pasticcio di cipolle, verdure e formaggi locali, inizia il viaggio di ritorno verso Foggia.



                                                                                                                                             

Nessun commento:

Posta un commento