giovedì 30 novembre 2023

Ciao Peppino

 


Ad Orta Nova, tanti, ma tanti anni fa, quando in piazza le estati erano una festa, con la tua cassa e il tuo rullante, hai portato il tempo alle nostre serate…….


giovedì 9 novembre 2023

Paradise Garage

 Benvenuti in PARADISE



La sera del 12 luglio 1979, in uno stadio di baseball a Chicago fu organizzata la Disco Demolition Night, con l’intento di decretare la fine della disco music e con essa anche i locali da ballo che tradizionalmente la proponevano. Da allora e fino al 1987, anno in cui trova definitiva affermazione la house music, nata sempre a Chigago, la musica da ballare non ha avuto un genere preminente, ma veniva sommariamente indicata come dance o club music. Dalla new wave al rock funkeggiante dei Clash o di David Bowie, dai Duran Duran ai New Order, Madonna, Prince e Michael Jackson, gli Wham, per passare dai Kraftwerk e Giorgio Moroder alla italo disco, tanto in voga in quegli anni e che costituirà il seme per la nascita della house, tutto era adatto nei disco club degli anni ottanta. Anche la concezione di discoteca era superata, a favore del clubbing, posti esclusivi dove non si entrava solo per ballare, come accadeva negli anni ‘70, ma per tante e svariate attività culturali: visitare mostre, assistere a rappresentazioni teatrali o semplicemente per un aperitivo o per vedere un film.  Il Danceteria, ad esempio, ospitava concerti e opere di improvvisazione teatrale, oltre a mostre dei più celebri street artists americani. Il Roxy proponeva rap, break dance e ballo sui pattini. L’Area era il locale dei creativi e della cultura di controtendenza, club tanto caro allo stesso Andy Warol e alla cerchia dei suoi amici e colleghi pittori. Il Limelight, ubicato in una chiesa sconsacrata, suggestivo ed originale, dagli arredi alle scenografie che cambiavano di frequente. E poi... c’era il Paradise....


Qualcuno lo ha definito il posto dove era necessario andare, per capire veramente la New York degli anni ottanta. Qualcun altro ha dichiarato che, dopo aver trascorso una serata nel club, il proprio gusto, la percezione e il modo di ascoltare musica sono cambiati definitivamente. Da questo si deduce che il Paradise Garage non è stata una semplice discoteca, ma un luogo reale e immaginario allo stesso tempo, un sogno dal quale non ci si voleva più risvegliare, una originale, delirante ed esaltante esperienza sensoriale.
L’attività del locale prese ufficialmente l’avvio il 17 febbraio 1978 e ben presto divenne punto di riferimento per i cultori della disco music, oltre che per la cultura gay newyorkese. Negli anni ottanta il Paradise Garage si avviò a riscrivere per sempre la concezione di culture club e fece dell’integrazione e del rispetto delle minoranze la propria cifra stilistica. Il locale è stato un porto franco e un sicuro riparo dagli stereotipi imposti dalla società, in quel determinato momento storico.
Il suo nome deriva dal fatto che prima che diventasse un disco club era stato un parcheggio a più piani, nel bel mezzo di una vivace zona di New York. L ’ingresso era costituito da una comoda rampa, un tempo usata dalle auto, che conduceva al secondo piano dello storico edificio, che era situato al n. 84 di King Street, nel cuore del Greenwich Village, il quartiere privilegiato da artisti, attori, teatranti e bohémien di tutte le salse. Le serate non erano aperte al pubblico, ma solo ai membri iscritti al club e a quelli che possedevano un invito personale, e, nonostante la coloratissima e trasgressiva varietà di persone che lo frequentavano, non si servivano né cibo né alcolici, ma solo succhi di frutta serviti in ampie ampolle, in modo che il locale avesse l’autorizzazione a stare aperto fino al mattino.

Se lo Studio 54 fece delle eccellenti personalità che l’hanno frequentato il suo punto di forza, il Garage puntò su ben altro, pur non essendo stato immune da prestigiose frequentazioni: Grace Jones, Taana Gardner, Mick Jagger, Patti LaBelle, Chaka Khan, Amanda Lear, Sharon Redd, Diana Ross, Natalie Cole, i New Order, l’artista writer Keith Haring, che fra l’altro ha donato al club uno dei suo preziosi murales. La stessa Madonna ci ha girato il video di “Everybody”, così come i Clash e i Police che si sono esibiti in brevi concerti.
Con una capienza di più di tremila persone, all’ingresso si veniva accolti da cesti di frutta fresca, liberamente offerta agli avventori. Dentro ci si poteva fare di tutto: rilassarsi, guardare un film, incontrare gente. Il Paradise era un posto sacro e si veniva accolti come in una grande famiglia: il locale rimaneva aperto fino a quando non se n’era andata l’ultima persona e quello che contava era creare un clima di estasi e comunione.
Appena entrati su una parete c’era una lunga fila di armadietti, da usare per cambiarsi d’abito e indossare tutto ciò che metteva le persone a proprio agio e renderle libere e spensierate per le ore in cui si rimaneva nel club.

I due punti di forza che hanno fatto del Paradise Garage un posto leggendario sono stati l’impianto audio e il DJ residente, il mitologico Larry Levan.


Il sistema audio del locale fu messo a punto dall’ingegnere del suono Richard Long, con la consulenza dello stesso Levan. L’ingegnere era anche un abile falegname e costruiva da sé gli altoparlanti. Secondo la sua concezione e il modo di impostare le fonti sonore, non è stato l’impianto ad adeguarsi alla discoteca, ma questa è stata adeguata all’impianto: il progetto è stato quello di riprodurre gli stessi decibel in qualsiasi punto del locale ci si trovasse, quindi furono posizionati gli altoparlanti necessari per questo scopo. Inoltre Long ha sempre privilegiato nei suoi impianti le frequenze basse, con woofer di grosso calibro. In questo modo la musica si doveva più “sentire” che ascoltare, avvolgendo e coccolando i presenti.
Forte di queste elevatissime qualità tecniche audio, Larry Levan fece il resto. Il leggendario DJ approcciava la musica con gli occhi di un bambino, giocando sulle corde emotive, usando la musica in maniera profonda, come linguaggio. Tale era l’atmosfera irreale e sognante che riusciva a creare, che era come se i cuori di duemila persone battessero all’unisono, in un coinvolgimento totale mai visto prima, il tutto eseguito con un impianto dal suono perfetto!
La selezione musicale del DJ era molto variegata, e riusciva a mixare brani di svariati generi musicali, creando un feeling eccezionale, tale da indurre molti dei frequentatori il locale, nei giorni successivi, a cercare nei negozi di vinili vicini al club gli stessi dischi selezionati dal DJ!
Talmente era forte la personalità e la dimestichezza di Larry Levan che dall’esperienza del Paradise Garage nacque un vero e proprio genere musicale, la garage house, una sorta di derivazione della disco music, con accenni di funk anni settanta, realizzata con massiccio uso di sintetizzatori elettronici e da drum machine, che vanno ad integrare gli strumenti musicali e la voce naturale dell’interprete.

Contemporaneamente a questo, un discepolo di Larry Levan metteva a punto le basi del futuro della musica da ballare, ossia la house music. Il locale era il Warehouse di Chicago e il DJ autore di questa rivoluzione fu Frankie Knuckles, altro leggendario nome e, insieme a Levan, tra i più quotati personaggi della storia dei disc jockey.

 “Meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente..”

Le parole di James Joyce sono molto efficaci per descrivere la parabola e il destino del Paradise Garage.

Era il 28 settembre del 1987 quando la discoteca chiuse i battenti, tra la disperazione dei suoi numerosi frequentatori e la commozione dello stesso Levan. Dopo questa data il DJ svolse la propria attività in giro per il mondo, ma l’incantesimo dei nove anni del Paradise non si è più ripetuto. Il locale venne trasformato in un magazzino e nel 2019 l’intero stabile dove sorgeva è stato demolito per far posto a un condominio di lusso. Sul Paradise Garage sono stati realizzati diversi documentari, volumi e spazi di approfondimento televisivi e radiofonici. Larry Levan è morto di Aids nel 1992, seguito da Frankie  Knuckles nel 2014.

Oramai i loro nomi sono leggenda. L’11 maggio del 2014 un gigantesco block party di ventimila persone ha invaso King Street, allo scopo di chiedere alla municipalità di New York di denominare quella via Larry Levan Way !!!