martedì 10 marzo 2015

La Musica salva

E’ universalmente nota la triste vicenda dell’ Olocausto, perpetrata dalle milizie fasciste, italiane e tedesche e da delatori di mezza Europa, durante la seconda guerra mondiale. Le leggi razziali, la discriminazione, le deportazioni di massa verso i tristemente noti campi di concentramento sono stati il frutto di una follia mascherata da politica. Ma questa vicenda storica, nasconde in se una miriade di micro storie, di aneddoti, di episodi che spesso sono sconosciuti alla gran parte di coloro che si sono interessati a conoscere questa oscura pagina della storia degli uomini.
Una di queste vicende, dai tratti straordinari, è uscita dall’ oblio a cui era destinata,  grazie a un uomo estremamente curioso e tenace, come è Francesco Lotoro, musicista, nativo di Barletta,  docente di pianoforte al Conservatorio “Umberto Giordano” di Foggia. Essa riguarda l'insolita produzione musicale e i suoi sfortunati autori, deportati e prigionieri nei campi nazisti, da cui la gran parte non è mai tornata.

Ventidue anni di ricerca in tutto il mondo hanno permesso al musicista di recuperare circa 4 mila opere scritte da questi uomini. Almeno le note si sono salvate: la naturale reazione dell’ uomo alla violenza, prodotta da altri uomini!   Dal 1989 Francesco Lotoro si è lanciato nell’ incredibile impresa di ricercare, archiviare, registrare, eseguire l’ intera produzione musicale creata nei campi di prigionia negli anni della seconda guerra mondiale.  Migliaia di spartiti, 13 mila documenti,  molti dei quali originariamente annotati su quaderni scolastici, su carta igienica, sulla carta da formaggio. Non solo piccole e brevi canzoncine, ma intere opere, concerti in 5 movimenti per piano ed orchestra. Piccoli e grandi fogli tenuti nascosti, cuciti all’interno dei cappotti, gettati dai treni in movimento, consegnati nella mani di amici fidati. Così sono sopravvissute queste opere.


La musica della prigionia rispecchiava la natura, la nazionalità e l’estrazione sociale degli internati: ebrei, cristiani, testimoni di geova, sinti, rom, romanes, sufi ed altre minoranze perseguitate. Era frequente che dall’ incontro di persone di diversa provenienza e stirpe, nascessero delle opere ibride, un incontro culturale di melodie che mai, se non in quelle drammatiche situazioni, potevano venire a contatto. E veniva composto di tutto, dalle opere concertistiche alla musica lirica, dalle sinfonie alle corali, dalla musica popolare al jazz. E poi cabaret e musica hawaiana. La musica era frutto di una spontanea espressione creativa e l’uomo tenuto prigioniero aveva bisogno della musica, la giusta reazione a quella condizione di "cattività": la musica non ti salva la vita, ma annichilisce culturalmente il nemico. Per chi era inerme, essa serviva da fucile intellettuale.
Il progetto futuro del maestro Francesco Lotoro è quello di realizzare un enorme archivio, una mega enciclopedia che raccolga tutto ciò che è stato frutto di una ricerca di anni e anni. Inoltre egli si propone di realizzare una raccolta completa, sia su Cd che su file, di tutte le composizioni di musica "concentrazionaria", come viene definita. Con sua moglie, Grazia Tiritiello, ha fondato a Barletta l’ Istituto della letteratura musicale concentrazionaria, costituitosi in fondazione per ospitare l’immenso patrimonio musicale recuperato.

“Come ebreo percepisco in queste composizioni tutto il dramma della deportazione e dell’ annientamento sistematico. Ma un giorno questa musica dovrà riprendersi decenni di vita interdetta e passare dall’ eccezionalità della produzione scritta in prigionia, alla normalità dell’ esecuzione concertistica. Essa si dovrà ascoltare come qualsiasi altra musica,nella piena consapevolezza di una conquistata normalità, perché è ciò che i musicisti e autori,  avrebbero voluto”.
Il maestro Lotoro tiene sistematicamente conferenze in tutto il mondo, per portare a conoscenza una interessante vicenda che, nella sua drammaticità, ha dell’ incredibile. Inoltre egli ha promosso il primo Master di musica concentrazionaria presso il Conservatorio Umberto Giordano di Foggia. Poi ha tenuto, sempre al Conservatorio di via Arpi, un interessante Seminario sulla materia, che ha ottenuto un importante riscontro.