domenica 19 aprile 2015

Canti notturni - Celebrazioni Madonna dell' Incoronata


 Una delle più importanti e suggestive ricorrenze religiose cittadine è senza dubbio  la festa della Madonna dell’Incoronata, che culmina, all’ ultimo sabato di aprile, con l’enorme esodo di pellegrini che a piedi raggiunge il Santuario. La ricorrenza  ha però una sua “introduzione” a cominciare da  nove settimane prima, ogni sabato mattino, prima dell’ alba,  quando avviene una sorta di richiamo per i pellegrini. Infatti è dal mese di febbraio, e per nove sabati consecutivi, quando ancora Orta Nova è avvolta dall’oscurità, che prende l’avvio il giro per le vie cittadine di una voce che richiama alla fede e al pellegrinaggio per la Madonna nera dell’ Incoronata. Il  canto, dal tono malinconico e quasi lamentoso, in dialetto ortese, ricorda la chiamata dei muezzin islamici, che dai minareti delle moschee, invitano i fedeli alla preghiera per Allāh. Questo è uno dei tanti elementi che compongono la ricca liturgia dedicata alla Madonna, di chiara estrazione contadina e pastorale, che si evince chiaramente dai canti e dalle preghiere intonati dai pellegrini, recitati tutti in dialetto.

Per leggere altri articoli concernenti la Celebrazione della Madonna dell’ Incoronata andare all’archivio Blog, qui di fianco, e selezionare 2013 - aprile e 2014 - aprile, oppure cliccare sui link qui sotto. 
http://ortanovaculturacontemporanea.blogspot.it/2013/04/lultimo-sabato-di-aprile.html
http://ortanovaculturacontemporanea.blogspot.it/2014/04/celebrazioni-incoronata.html


domenica 12 aprile 2015

ANTENNA D' ORO



Non tutti sanno che Orta Nova possiede una ricca e importante storia legata ad eventi musicali, un nutrito patrimonio custodito negli archivi della memoria di chi li ha vissuti di persona, o semplicemente ne ha sentito parlare. Un’ampia parte di questo “archivio dei ricordi” è occupata dalla manifestazione dell’ Antenna d’Oro, ultra quarantennale rassegna che a suo modo ha anticipato lo spirito e gli obiettivi degli odierni talent show televisivi! Infatti, l’ossatura della manifestazione era costituita proprio da una competizione canora fra interpreti dilettanti di tutta la provincia, e spesso anche oltre. Però non si può dimenticare che, quasi contemporaneamente al suo esordio, avvenuto verso la metà degli anni ‘70, prese il via anche celeberrimo Festival della Piana, organizzato da Radio Orta Nova A1 ed inserito nel programma della festa patronale, e che anch'esso aveva nel proprio intento quello di rendere visibile qualche talento locale e dargli almeno una possibilità.
 L’ "Antenna d'Oro" era un Festival di voci nuove nato per iniziativa di un gruppo di radioamatori i quali, con l’ Associazione “Citizen’s Band”, riuscirono dopo poche edizioni, ad imprimere alla rassegna una qualità artistica tale da fargli acquisire una dimensione regionale. La rassegna in genere si svolgeva nei primi mesi dell'anno e ha avuto nel corso della sua storia diverse location, tra le quali i due cineteatri cittadini (di cui oggi uno solo attivo a metà e l’altro trasformato in un supermercato), un maestoso teatro tenda, impiantato in via Tratturo Incoronata, zona periferica, e, nelle ultime edizioni estive, la piazza centrale di Orta Nova. Naturalmente, oltre alla gara canora, con tanto di giuria specializzata e classifica finale, veniva dato ampio spazio a quelli che erano gli ospiti speciali della musica e dello spettacolo italiani. Senza dubbio quella degli ospiti è stata una fonte di richiamo per migliaia di spettatori nel corso degli anni, vista la grande qualità e la varietà degli artisti che hanno composto quello che è stato un parterre di grosso spessore!
E’ necessario sottolineare che, quando leggerete i nomi degli artisti ospitati nel corso degli anni, essi si sono esibiti ad Orta Nova quasi tutti al culmine della loro carriera, quando erano nomi da alta classifica e richiesti sia nei live che sui canali televisivi RAI, e non proposte di ripiego, in fase calante, ex star bisognose di rilancio e di denaro!!
Fra le tante edizioni (se ne contano ben 24) una delle più straordinarie si è svolta sotto un teatro tenda, alla fine di aprile del 1983, unica per location e per il numero degli ospiti, che in tre serate hanno fatto diventare Orta Nova una sorta di succursale di San Remo!
Ma quelle dell’Antenna D’oro sono state comunque tutte delle edizioni speciali, perché negli anni il festival era diventato un evento centrale, molto atteso e vissuto da tutto il comprensorio.

Facendo un rapido excursus di tutte le ventiquattro edizioni, sin dalla prima, con l’allora ospite la showgirl Minnie Minoprio, celebre prima donna dei varietà Rai del sabato sera, sono chiare le ambizioni degli organizzatori, e siamo alla metà degli anni settanta. Il 1980 viene ad aprire un decennio molto fortunato per la manifestazione: i popolarissimi Cugini di Campagna vengono ad accendere l’entusiasmo di tutto l’affollatissimo cineteatro Roma, di Corso Matteotti, così come accadrà l’anno successivo con i Kim & Cadillacs, con le scatenate sonorità rock ‘n roll, al Cine Club 2000 di via Stornarella. 









                                        Gli anni ottanta viaggiano alla grande, e i Ricchi e Poveri, in formazione completa, calcano il palcoscenico col loro bagaglio di canzoni e di popolarità, seguiti dallo stupendo concerto di Riccardo Cocciante, che prima del proprio ingresso, diede spazio a una “spalla” davvero speciale, l’emergente Luca Barbarossa. Per gli appassionati della storia del Festival di San Remo è facile ricordare l'edizione del 1982, che vide il trionfo dell'ex Pooh Riccardo Fogli, che due mesi dopo viene ospitato tra le mura cittadine, in uno dei più fortunati concerti delle edizioni della kermesse ortese! In effetti, non era raro assistere a concerti di artisti che una manciata di settimane prima erano in gara all’Ariston!

ANTENNA D’ORO 1983

La fortunata e straordinaria edizione del 1983 merita un capitolo a parte, perché quelli furono tre giorni intensi e di ininterrotto spettacolo, evento che non ha avuto più eguali nella nostra città, da 32 anni a questa parte!
Come ho anticipato, la rassegna si svolse sotto il capiente teatro tenda impiantato sul Tratturo Incoronata (di fronte alla oramai scomparsa distilleria). L’enorme tensostruttura fu presa a noleggio dalla famiglia Togni, celebri circensi, e poteva ospitare fino a cinquemila spettatori. Inutile dire che i posti, per le tre serate, furono completamente esauriti, e parte del pubblico presente fu costretta ad assistere allo spettacolo su sedili di fortuna o addirittura in piedi! Oltre alla canonica gara canora tra i dilettanti del circondario, gli ospiti che si susseguirono sul palco sono rimasti nella memoria di tutti coloro che hanno assistito a quelle serate straordinarie, considerando che nel 1983 gran parte di loro era al massimo del successo e delle quotazioni!  Per l'occasione venne dato ampio spazio non solo alla musica, ma anche al cabaret e finanche alla sceneggiata napoletana. Due i gruppi presenti, ossia i Matia Bazar ( nella formazione originale) e i Passengers (reduci da fortunatissime partecipazioni sanremesi). Tra i solisti, invece, Toto Cutugno (grande protagonista durante tutti gli anni 80’ del Festival di San Remo), Fiordaliso, Anna Oxa, Albano & Romina Power, Tiziana Rivale (fresca di vittoria al Festival di San Remo), Ivan Cattaneo, Nada, Gianni Bella, Trio Carella, Tony Santagata, Viola Valentino, Franco Calabrese, Adriano Pappalardo, il vocalist e ballerino americano Russel Russel, Amanda Lear, Sterling Saint Jacques, attore e interprete americano di disco music, Donatella Milani, Tony Pagliuca delle Orme e Cristiano Malgioglio.
La sezione cabaret era invece composta da nomi presi in prestito dai varietà Rai e Mediaset, come Gianfranco D’Angelo, Antonio Sorrentino, Alfredo Papa, Teatraccio, Giorgio Porcaro e Raf Luca. Ampio spazio alla tradizione napoletana della sceneggiata e della melodia fu concesso con la partecipazione di Mario Merola, Gloriana, Nino D’Angelo e Pamela Paris, idoli indiscussi del genere. Come se tutto questo non bastasse, a condurre le tre serate furono chiamati i due conduttori RAI, Marilda Donà e Mauro Micheloni. Lo spettacolo è servito!!!


Dopo il 1983 fu difficile mantenere uno standard così elevato, anche se la rassegna comunque ha avuto il suo dignitoso prosieguo. Nell’edizione del 1984, ad esempio, ospite speciale fu un semi sconosciuto Zucchero Fornaciari, non ancora diventato il celebre blues man che oggi tutti noi conosciamo. L’ edizione del 1985 ha assistito al ritorno tra le mura del CineClub 2000, e per l'occasione si sono celebrati gli antichi fasti del progressive italiano, col concerto del Banco del Mutuo Soccorso, una delle serate più raffinate e "meno capite" della storia dell’Antenna D’Oro!

La rassegna procede stancamente fino al 1990, anno della sua momentanea sospensione. Lo smalto dei primi anni, il fervore degli anni settanta e ottanta si era esaurito e c’era bisogno di una pausa per riordinare le idee. Pausa che è durata fino al 1999, anno della ripresa e di una ritrovata energia. Nel frattempo sono cambiate molte cose, nell’assetto organizzativo e nella concezione della manifestazione stessa: le radio libere locali, tra cui Radio Orta Nova, erano pressoché estinte, "istituzioni" cittadine che nel corso degli anni hanno rivestito un ruolo decisivo nella divulgazione e nel sostegno alla rassegna. Adesso l'organizzazione è compito dell' associazione culturale “Amici della Musica”, diretta da Nicola Maffione, che ricevendo il testimone dal padre Vincenzo, storico organizzatore e regista degli anni d’oro, si è prodigato nel portare avanti quello che viene definito un pezzo importante dello spettacolo e della cultura cittadina.
L’edizione del 1999 si è svolta in Piazza Nenni, e ha visto come ospiti i sorprendenti Audio Due, duo napoletano di eccellente talento musicale. 
Gli anni duemila si aprono con buoni auspici: Ivana Spagna, riportata sulla breccia, dopo essere stata la regina della dance italiana degli anni 80’, dalla sua partecipazione sanremese, ha fatto il suo ingresso nel ricchissimo palmarès dell’Antenna D’Oro.
Inaspettatamente, dopo questa frizzante edizione, sono arrivati due anni di pausa, dovuti a problemi di budget e di organizzazione. Rispetto al passato, i costi di organizzazione sono diventati proibitivi e senza partecipazioni esterne di enti e di sponsor, diventa difficile mandare avanti rassegne così grandi e dispendiose.
Però questo non impedisce ii ritorno in Piazza nell’anno 2003, con la 22esima edizione, con la gradita sorpresa di Fausto Leali, con la curiosità che il presidente degli “Amici della Musica”, Nicola Maffione, oltre che in veste di organizzatore, compare anche in quella di pianista, in quanto egli da due decenni accompagna nelle sue tournèe l'artista bresciano, naturalizzato foggiano!
Il 2004 fa presagire che l’Antenna D’oro stia tornando agli antichi fasti: arrivano da tutta la regione i fans di Michele Zarrillo, a riempire all’inverosimile Piazza Pietro Nenni, in uno dei più seguiti e partecipati concerti degli ultimi anni, qui ad Orta Nova. Ma a quanto pare, il destino della rassegna è oltremodo travagliato, ed impedisce alla stessa una certa continuità. La 24esima edizione, ospite la brava e raffinata Mariella Nava, è stata l’ultima, fino ad oggi, che siamo nel 2015. Sono trascorsi dieci anni e poche persone si rendono conto che Orta Nova ha perso un’ottima possibilità di offrire un prodotto di alto livello, nonché una fonte di richiamo di spettatori, soprattutto da fuori città.
....corre voce che potrebbe esserci una ripresa e la rinascita della storica rassegna ortese…..   

martedì 10 marzo 2015

La Musica salva

E’ universalmente nota la triste vicenda dell’ Olocausto, perpetrata dalle milizie fasciste, italiane e tedesche e da delatori di mezza Europa, durante la seconda guerra mondiale. Le leggi razziali, la discriminazione, le deportazioni di massa verso i tristemente noti campi di concentramento sono stati il frutto di una follia mascherata da politica. Ma questa vicenda storica, nasconde in se una miriade di micro storie, di aneddoti, di episodi che spesso sono sconosciuti alla gran parte di coloro che si sono interessati a conoscere questa oscura pagina della storia degli uomini.
Una di queste vicende, dai tratti straordinari, è uscita dall’ oblio a cui era destinata,  grazie a un uomo estremamente curioso e tenace, come è Francesco Lotoro, musicista, nativo di Barletta,  docente di pianoforte al Conservatorio “Umberto Giordano” di Foggia. Essa riguarda l'insolita produzione musicale e i suoi sfortunati autori, deportati e prigionieri nei campi nazisti, da cui la gran parte non è mai tornata.

Ventidue anni di ricerca in tutto il mondo hanno permesso al musicista di recuperare circa 4 mila opere scritte da questi uomini. Almeno le note si sono salvate: la naturale reazione dell’ uomo alla violenza, prodotta da altri uomini!   Dal 1989 Francesco Lotoro si è lanciato nell’ incredibile impresa di ricercare, archiviare, registrare, eseguire l’ intera produzione musicale creata nei campi di prigionia negli anni della seconda guerra mondiale.  Migliaia di spartiti, 13 mila documenti,  molti dei quali originariamente annotati su quaderni scolastici, su carta igienica, sulla carta da formaggio. Non solo piccole e brevi canzoncine, ma intere opere, concerti in 5 movimenti per piano ed orchestra. Piccoli e grandi fogli tenuti nascosti, cuciti all’interno dei cappotti, gettati dai treni in movimento, consegnati nella mani di amici fidati. Così sono sopravvissute queste opere.


La musica della prigionia rispecchiava la natura, la nazionalità e l’estrazione sociale degli internati: ebrei, cristiani, testimoni di geova, sinti, rom, romanes, sufi ed altre minoranze perseguitate. Era frequente che dall’ incontro di persone di diversa provenienza e stirpe, nascessero delle opere ibride, un incontro culturale di melodie che mai, se non in quelle drammatiche situazioni, potevano venire a contatto. E veniva composto di tutto, dalle opere concertistiche alla musica lirica, dalle sinfonie alle corali, dalla musica popolare al jazz. E poi cabaret e musica hawaiana. La musica era frutto di una spontanea espressione creativa e l’uomo tenuto prigioniero aveva bisogno della musica, la giusta reazione a quella condizione di "cattività": la musica non ti salva la vita, ma annichilisce culturalmente il nemico. Per chi era inerme, essa serviva da fucile intellettuale.
Il progetto futuro del maestro Francesco Lotoro è quello di realizzare un enorme archivio, una mega enciclopedia che raccolga tutto ciò che è stato frutto di una ricerca di anni e anni. Inoltre egli si propone di realizzare una raccolta completa, sia su Cd che su file, di tutte le composizioni di musica "concentrazionaria", come viene definita. Con sua moglie, Grazia Tiritiello, ha fondato a Barletta l’ Istituto della letteratura musicale concentrazionaria, costituitosi in fondazione per ospitare l’immenso patrimonio musicale recuperato.

“Come ebreo percepisco in queste composizioni tutto il dramma della deportazione e dell’ annientamento sistematico. Ma un giorno questa musica dovrà riprendersi decenni di vita interdetta e passare dall’ eccezionalità della produzione scritta in prigionia, alla normalità dell’ esecuzione concertistica. Essa si dovrà ascoltare come qualsiasi altra musica,nella piena consapevolezza di una conquistata normalità, perché è ciò che i musicisti e autori,  avrebbero voluto”.
Il maestro Lotoro tiene sistematicamente conferenze in tutto il mondo, per portare a conoscenza una interessante vicenda che, nella sua drammaticità, ha dell’ incredibile. Inoltre egli ha promosso il primo Master di musica concentrazionaria presso il Conservatorio Umberto Giordano di Foggia. Poi ha tenuto, sempre al Conservatorio di via Arpi, un interessante Seminario sulla materia, che ha ottenuto un importante riscontro.

giovedì 26 febbraio 2015

La Bussola


Sergio  Bernardini è stato un imprenditore e impresario teatrale italiano, che ha legato indissolubilmente il proprio destino a quello della riviera versiliese, nella Toscana tirrenica. Nell'espletare la sua funzione di imprenditore, forse inconsapevolmente Bernardini ha contribuito a far emergere l'intera Versilia e proiettarla nel jet set internazionale degli anni '60 e '70. Infatti egli è stato il fondatore, nel lontano 1955, del famosissimo night club La Bussola, locale che in pochi anni ha acquisito una notorietà internazionale, diventando di fatti luogo di incontri di grandi personaggi dello spettacolo e non solo. Di conseguenza, la presenza del famoso night club ha costituito motivo di attrazione e di sviluppo di un certo indotto, legato a strutture ricettive all'altezza della prestigiosa clientela, soprattutto straniera. 
Possiamo dire che il fenomeno della Bussola è la pronta rivincita di un territorio che cinque anni prima aveva di fatto rifiutato l’organizzazione del Festival della canzone italiana, poi andata a San Remo: infatti dopo il “no” del comune di Viareggio, la città dei fiori fu immediatamente disponibile ad ospitare la kermesse, riscrivendo la propria economia e il proprio futuro!
  La Bussola è stato principalmente un locale notturno, situato sul lungomare di Marina di Pietrasanta, presso la località Le Focette e, insieme alla Capannina, divenne uno di quei "templi pagani" che dettò le tendenze e la vita mondana negli anni sessanta. Fare un elenco degli artisti italiani e stranieri che si sono esibiti alla Bussola, significa spendere diverse pagine, quindi mi limito ad elencare quelli più influenti, i cui concerti sono passati alla storia della musica e dello spettacolo, oltrepassando i confini regionali e nazionali. Tra gli italiani non possono non essere menzionati musicisti e interpreti del calibro di Renato Carosone, Ornella Vanoni, Luciano Tajoli, Fred Bongusto, Fabrizio De André, Adriano Celentano, Renato Zero, Gianna Nannini, Marcella Bella, Patty Pravo, Loretta Goggi, Milva, Mia Martini.  Tra gli artisti internazionali spiccano i nomi di Ray Charles, Juliette Greco, Ella Fitzgerald, Miles Davis, Ginger Rogers, Louis Armstrong, Marlene Dietrich, Joséphine Baker, Tom Jones, Wilson Pickett, Frankie Laine, Platters, Chet Baker! Fra gli innumerevoli aneddoti legati al locale, emblematici sono i fatti accaduti il 31 dicembre 1968, ultimo giorno a chiusura di un anno notoriamente turbolento, di durissimi scontri, legati alla contestazione del Movimento Studentesco, che, proprio in quel contesto, prese di mira la Bussola di Focette, identificata come il ritrovo della borghesia italiana e straniera. La situazione è piuttosto tesa fin dalle prime ore della serata. Centinaia di contestatori assediano il locale in cui dovranno esibirsi Fred Bongusto e la celebre cantante inglese Shirley Bassey, con al seguito una grande orchestra. Alla carica della polizia, la protesta degenera in scontri che durano tutta la notte. L’intraprendenza di Bernardini non si fermò alla Bussola: dopo pochi anni l’impresario diede vita anche al Bussolotto, locale per vip dedicato esclusivamente alla musica jazz e in cui si esibirono più volte, tra gli altri, Romano Mussolini, Chet Baker, João Gilberto e Renato Sellani.
                                  
                                        Adriano Celentano
Ella Fitzgerald
Sergio Bernardini (avanti) con Mina
Tom Jones con Janis Joplin
Un ulteriore slancio dell'impresario fu l'inagurazione di Bussoladomani, sempre in Versilia, rivolto tendenzialmente a un pubblico più giovane, pur conservando lo stile che ha da sempre contraddistinto il marchio Bussola.  Il locale, nato nel 1976, è costituito da una tensostruttura, adatto a grandi concerti ed esibizioni maggiori. Nel primo anno il Bussoladomani fu aperto solo per i mesi di luglio, agosto e i primi giorni del mese di settembre. Più lungo il periodo del 1977, quando si svolsero anche numerose esibizioni teatrali, a partire dal mese di maggio fino ad estate inoltrata. Fu qui che nell'estate del 1978 Mina diede il suo addio alle scene con una serie di leggendari concerti rimasti nella storia della musica. Oltre a Mina, la struttura vide tra gli altri anche rappresentazioni di artisti come Barry White, Liza Minnelli, Frank Zappa, Renato Zero, Mike Oldfield, Joe Cocker, James Brown, Dionne Warwick, Gilbert Bécaud, Rockets, Gianna Nannini, Alberto Fortis, Marco Ferradini e Vasco Rossi.  Bussoladomani successivamente si sviluppò più come luogo di rappresentazioni teatrali che di eventi musicali.


Dopo aver vissuto una storia davvero straordinaria, segnando di fatto un' intera epoca, ed essere stato punto di riferimento per almeno tre generazioni, nell'agosto 2007  La Bussola venne chiusa per rumori notturni molesti. Ma il  6 ottobre dello stesso anno avviene il cambio della denominazione, in Bussola Versilia. Il locale oggi è uno dei più frequentati del panorama versiliese,  divenuto una delle mete preferite per gli amanti delle nuove tendenze legate al mondo della notte, con i più famosi deejay alle consolle. Rispetto a diversi anni fa, oggi si è dotato di una duplice veste: invernale, con due sale disposte su due piani, una dedicata alla musica house e alle nuove sonorità, l'altra più commerciale e revival, e la location estiva, con l'intera discoteca che si trasferisce tra bordo piscina, giardino e spiaggia con due piste: una commerciale, con sfumature house, l'altra revival, dedicata a un pubblico più "maturo".
Il 2 ottobre del 1993 Sergio Bernardini trovò la morte in un incidente stradale, presso Asti. Dato il suo importante contributo allo sviluppo della zona, e in sua memoria, recentemente due amministrazioni comunali della Versilia hanno voluto dedicare al celebre impresario un lungo "viale a mare", sito nel comune Camaiore, nella zona del Lido, e  Pietrasanta, nella quale si trova una piazza a lui dedicata, nella frazione di Marina, proprio nei pressi della Bussola.


giovedì 12 febbraio 2015

Lo sapevi che…..

il 12 giugno 2007, in occasione delle celebrazioni della festa patronale di Sant’Antonio da Padova, fu organizzata una rassegna di pittura estemporanea dedicata alla città di Orta Nova, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Foggia.  L’iniziativa fu promossa dall’Associazione Culturale  L’Ortese,  con l’intento di valorizzare l’intero nucleo storico della nostra città. Si contarono una dozzina di  giovani pittori che a scelta si posizionarono in diversi punti del centro cittadino, a seconda della personale prospettiva dalla quale volevano catturare un aspetto saliente,  riconducibile alla storia e alla tradizione di Orta Nova. Il risultato fu un ritratto variegato, attento e molto interessante che questi giovani artisti hanno tracciato, col decisivo valore aggiunto di una visione alquanto obiettiva e depurata dalla consuetudine, scevra da ogni forma di pregiudizio socio-culturale, tipici delle persone estranee ad un certo contesto. Essi hanno catturato la luce, la prospettiva e l’importanza delle cose che a noi residenti sfuggono,  presi come siamo dalla “normalità” di chi quelle stesse cose le vede ogni giorno, senza farci caso e senza attenzione a ciò che ci circonda. Ogni artista ha adottato la propria concezione e la propria tecnica pittorica per poter raffigurare i simboli di Orta Nova. Si andava da un Sant’Antonio pop, multicolore, con tecnica a colore acrilico su tela, a rappresentazioni futuriste di Orta Nova, ad olio su tela, dalle severe mura del Palazzo Gesuitico e le Chiese, alla statua bronzea di Sant’Antonio, nella villetta, dalle reminiscenze impressioniste; da un tralcio di vigna, rappresentato col dinamismo tipico del Boccioni,  passando per il "Canalone", con disegni a matita carbone e sanguigna su cartoncino. In molti casi, gli artisti sparsi per tutto il centro storico hanno impiegato diverse ore a completare l’opera, sino al tardo pomeriggio, cosa che ha favorito una diffusa interazione con i residenti, molto interessati a quegli “strani forestieri”, ai quali volentieri veniva offerta ogni sorta di bevande e di derrate alimentari.





domenica 25 gennaio 2015

NEW YORT BAND

CONCERTO DELL’EPIFANIA 2015

Quella che nel 2013 doveva essere una semplice serata musicale come tante, dopo tre edizioni si sta trasformando in un atteso e piacevole appuntamento che ogni anno viene a concludere in bellezza il Natale ortese. La terza edizione del Concerto dell’Epifania, a cura della New Yort Band, come nelle attese, è stata una intensa  serata musicale, e non solo. L’ associazione New Yort Band sta elaborando, man mano che le edizioni si susseguono, un vero e proprio show che si arricchisce ogni anno di nuove idee e nuove proposte. La formula è vincente e sta aprendo prospettive davvero interessanti. Quest’anno, ad esempio, si è dato spazio al cabaret, con la presenza di Chicco Paglionico, comico di scuola napoletana, importante firma della premiata accademia di Zelig. L’aspetto musicale è stato come sempre entusiasmante, con un repertorio, come quello della big band ortese, sempre più ampio e assortito. Anche quest’anno è stata attuata la formula indovinata dello special guest : nel 2015 ospite della serata è stato il bluesman Richard Blues (Riccardo Mennuti), frontman dell’Harlem Blues Band, prestigioso ensemble  di marca ortese, che ha deliziato i presenti con una piccola selezione di brani  di raffinato blues e rhythm and blues. Così come entusiasmante è stato il repertorio della New Yort Band, seguita dalla calda voce soul della vocalist Lucia Tanzi e la sapiente direzione del Maestro Franco Ariemme. Due i momenti emozionanti della serata: la standing ovation in onore di Pino Daniele, con tutto il teatro in piedi, e la presenza sul palco del primo nucleo della giovanissima Banda Cittadina di Orta Nova. A quanto pare, dopo la New Yort Band, i sogni di Franco Ariemme sono ancora tanti e si stanno tutti avverando !
Per leggere altri articoli sulla New Yort Band selezionare di fianco, l'Archivio blog - 2013, Marzo e 2014, Gennaio.

lunedì 12 gennaio 2015

TRA STORIA E LEGGENDA




In un precedente post, dedicato al rock progressivo italiano, avevo accennato alla breve e insolita “immersione” avuta in questo movimento dalla formazione dei Pooh, a metà degli anni settanta, anche se è evidente che la band non è annoverabile tra le formazioni progressive italiane. Sta di fatto che quella breve stagione ha inciso molto più di quanto si pensi sulla loro produzione, in particolare nel periodo che va dal 1973 sino al 1980.  In questo settennio, infatti, essi non hanno disdegnato di inserire nei loro album brani con la tipica struttura progressive, nell’impostazione, negli arrangiamenti e nelle tematiche trattate, pur essendo distanti dalle sonorità rock. A questo punto ritorna utile rammentare la natura propria del prog, dai testi, caratterizzati da un certo spessore culturale, con frequenti riferimenti a figure e opere letterarie, mitologiche, immaginarie e storiche, la prosa molto curata, ricca di figure retoriche e le composizioni musicali e gli arrangiamenti: i brani diventano quasi delle suite, la cui durata si amplia notevolmente rispetto ai canonici quattro minuti delle produzioni pop. E’ frequente avvertire influenze sinfoniche, temi musicali estesi, complesse orchestrazioni, articolati cambi di tempo.  Nel caso dei Pooh, la penna del compianto paroliere Valerio Negrini ha espresso ottimi livelli di invenzione letteraria, con testi mai banali, dalla scrittura delicata, discreta e potente allo stesso tempo, grazie alla quale andava a creare contesti emozionali ed evocativi, ripercorrendo nello stile e nel gergo il tema trattato in un determinato brano musicale, dando modo ai personaggi protagonisti del brano di esprimersi con il linguaggio del loro tempo!  Però c’è anche da sottolineare come certa critica musicale non ha mai reso piena giustizia ai meriti della produzione della band, spesso liquidando in maniera frettolosa come mero “prodotto commerciale” un’opera che invece merita di essere riscoperta, specie quella relativa agli anni settanta. In questo articolo andiamo a porre l’attenzione su specifici brani inseriti negli album dei Pooh (anche in contrasto con i produttori, che mal sopportavano quelle lunghissime composizioni “poco orecchiabili”), con cui i quattro musicisti andavano a “chiudere” i loro 33 giri. I temi trattati sono molteplici e qui elencati.
PARSIFAL (1973)
Brano della durata di dieci minuti, che riprende le gesta del cavaliere Parsifal, tanto care al compositore tedesco Richard Wagner. Si tratta di  un popolare personaggio del ciclo arturiano, il solo che riesce a vedere il Santo Graal. La leggenda racconta di un ragazzo nato e cresciuto nella foresta, che poi si reca alla corte di Re Artù e diventa uno dei Cavalieri della Tavola Rotonda. È ammesso alla vista del Santo Graal perché il suo cuore e la sua anima sono puri. Musicalmente si tratta di una suite dalle diverse ambientazioni, costruita da un’orchestra sinfonica che affianca la batteria, la chitarra elettrica e il basso, unici strumenti “moderni” che si ascoltano. La natura del testo è di stile “cavalleresco”, così come si addice al tema trattato. Il brano, diviso in due parti, di cui la seconda interamente strumentale, dà il titolo all’intero album.
PRELUDIO / IL TEMPO, UNA DONNA, LA CITTA’(1975)
L’album è Un po’ del nostro tempo migliore, a detta di molti la punta più elevata dell’intera produzione musicale dei Pooh, e si apre con Preludio, una vera e propria overture classica, interamente strumentale.  Il LP si chiude con un’elegante suite, di notevole pregio, quale è Il tempo, una donna, la città, della durata di poco più di dieci minuti, dagli svariati temi musicali. E' una composizione articolata nei testi e nell’uso degli strumenti e la storia narrata è di colore fantasy, gotica, onirica, ricca di figure sfuggenti, ricordi del passato, luoghi incantati, visioni sfocate. Musicalmente si tratta di una composizione portentosa, complessa, in cui la potenza epica dell’orchestra e dei cori è prevalente. Anche qui, come in Parsifal, le parole sono molto evocative, magiche, quasi ermetiche, di impatto emotivo.
 UNO STRANIERO VENUTO DAL TEMPO / PADRE DEL FUOCO, PADRE DEL TUONO, PADRE DEL NULLA (1976)
I due brani in esame sono tratti dall’album Poohlover. Qui Valerio Negrini dà ampio sfoggio della sua marcata fantasia, frutto di letture e ricerche approfondite. Il primo brano narra dell’incontro e del dialogo tra un viaggiatore di un altro mondo, arrivato sulla terra mille anni prima, che ricorda il suo mondo natale, a cui forse è sopravvissuto, stanco del suo vagabondare, e un umano, che, incredulo, tenta di scoprire tutto di lui. Un Blade Runner ante litteram! Musicalmente c’è un cambio di rotta: non più orchestra sinfonica negli accompagnamenti, ma il solo uso di strumenti elettrici e tastiere, che vengono a creare  atmosfere sognanti, vagamente psichedeliche. Il secondo brano racconta di vicende, fra storia e immaginazione, della notte dei tempi: il mondo delle civiltà antiche, trattato con vigore e fantasia, dai tratti epici ed immortali, come nella migliore tradizione progressive europea.
 LA LEGGENDA DI MAUTOA / IL RAGAZZO DEL CIELO (LINDBERGH) (1978)
Oramai le orchestre sinfoniche sono un ricordo del passato. I Pooh, pur trattando di temi storici e leggendari, si affidano agli strumenti elettrici da loro suonati, anche se lo stile rimane quello epico/sinfonico. La leggenda di Mautoa, stavolta con le parole di Stefano D'Orazio, racconta una storia di sapore mitico-leggendario: Mautoa è un aborigeno d'Australia la cui salvezza è legata al boomerang, l'arma portatrice di speranza che ritorna dal cacciatore anche quando non raccoglie il frutto dei suoi sforzi. L’esperienza di questo cacciatore solitario vive nell’illusione della fine della sua solitudine, materializzata nell’eco della sua stessa voce, che egli crede della donna da conquistare.  Il secondo brano è ispirato alla storica avventura di Charles Lindbergh, il temerario aviatore americano che effettuò in solitario la prima trasvolata dell’Atlantico sul suo monoplano, lo Spirit of Saint Louis, nel 1927. Nel brano, protagonista è la luna, che fa compagnia all’aviatore durante tutto il tragitto, per evitare che questo si addormenti. L’album in questione è Boomerang.
 L’ULTIMA NOTTE DI CACCIA (POWHA L’ INDIANO) (1979)
Prima dell’incisione dell’album Viva, i quattro musicisti fecero un viaggio in Canada. Da quell’esperienza sicuramente è nata l’ispirazione per il brano L'ultima notte di caccia, che racconta la leggenda di un indiano d'America, che si batte contro la conquista delle terre da parte degli europei, e viene ucciso in seguito ad un agguato tesogli da una donna bianca, che mostrandogli un certo interesse a sfondo sessuale, non fa che attirarlo in una trappola dove trova i suoi assassini. Musicalmente siamo oramai distanti dalle atmosfere classicheggianti del passato. Il genere è un pop rock molto dinamico, spumeggiante, anche se i testi di Valerio Negrini sono fedeli al suo stile, con l’uso appropriato del gergo a disegnare le atmosfere e le ambientazioni proprie dei nativi americani.
INCA (1980)
Con questo brano, inserito nell’ LP …Stop, i Pooh chiudono di fatto il ciclo dedicato alle tematiche storico/leggendarie, che ha caratterizzato le loro uscite da prima della metà degli anni settanta. Il decennio si è chiuso, così come la meravigliosa stagione del prog italiano, e i Pooh non hanno fatto altro che accompagnare al crepuscolo la loro personale esperienza della visione progressive. La vicenda è la storia dell’ impero degli Incas, al momento dell’arrivo dei conquistadores spagnoli, guidati da Francisco Pizarro, che ne hanno sancito il tramonto e la sottomissione. Lo stile musicale è rockeggiante, aspro, con il prevalere delle chitarre di Dodi Battaglia, mentre i testi sono sempre inventati con grande maestria da Valerio Negrini, costruiti intorno al drammatico dialogo tra il soldato spagnolo e il guerriero inca.
                    
                 Il tempo, una donna, la città (1975)

martedì 6 gennaio 2015

PINO DANIELE

Laddove non ci riesce né la politica, né la società cosiddetta civile, arriva la musica, si, ma la musica di Pino Daniele. Il musicista è stato capace di amalgamare le diverse culture che hanno come comune denominatore il Mediterraneo, da quella araba, alla spagnola, a quella strettamente partenopea e meridionale in generale, spesso condita in salsa Nord e Sud Americana, e questo da quarant’anni! E pensare che oggi, in piena globalizzazione, ci sono ancora  rigurgiti di xenofobia, in cui a prevalere è la cultura dell’esclusione, avallati con opportunismo da alcune forze politiche. La musica di Pino Daniele è molto più avanti, complice la sua città natale, che, come dicevo in un precedente post, è stata sempre fautrice di accoglienza e contaminazione. Napoli ha avuto bisogno di Pino Daniele e l’artista ha avuto bisogno di Napoli, tant’è vero che, non appena se n’ è staccato, la sua vena creativa si è quasi completamente esaurita!
Ma fino a quando egli aveva il cordone ombelicale con la sua città, non ha fatto altro che aggiungere al già ricco patrimonio musicale partenopeo altre gemme, che sono dei classici al pari di quelli già celebrati in tutto il mondo. Il rapporto che Pino ha avuto con la sua città è stato indubbiamente di amore/odio, e forse per troppo amore ha sempre preferito starsene lontano, fino alla sua morte, comprese le sue spoglie, che non riposeranno all’ombra del Vesuvio, scelta discutibile, ma è una scelta. L’unico Re che non riposerà nel suo regno. Ma i sommi atti d’amore verso la sua città, che sono le sue canzoni, quelle si che resteranno napoletane, ma allo stesso tempo internazionali, i capolavori nati nei vicoli e pregni di salsedine, custoditi per sempre dalla sirena Partenope.
PER CHI VOLESSE APPROFONDIRE L’ARGOMENTO SULLA MUSICA DI NAPOLI, VEDERE DI FIANCO, ALL’ARCHIVIO E CLICCARE SUL 2013, MESE DI MAGGIO, oppure cliccare sul link qui sotto.
http://ortanovaculturacontemporanea.blogspot.it/2013/05/napule-e.html
SAREBBE STATO SCONTATO METTERE UNA BRANO DI PINO DANIELE COME OMAGGIO MUSICALE. HO PREFERITO UN PEZZO DI VALERIO JOVINE, DEDICATO ALLA CONTAMINAZIONE MUSICALE E ALLA CULTURA DELL’INTEGRAZIONE, TEMI TANTO CARI A PINO DANIELE.