sabato 20 settembre 2014

ROCK PROGRESSIVE

Una delle vette più elevate raggiunte dalla musica popolare e dal rock n’roll in particolare è stata la favolosa stagione del rock progressivo, a cavallo fra gli anni sessanta e settanta. Il genere è una evoluzione del rock psichedelico britannico degli anni sessanta e ha avuto la sua massima evoluzione nel decennio successivo, con la diffusione in tutta l’Europa, anche se, come vedremo, i paesi che ne hanno saputo meglio interpretare le istanze più complesse sono stati l’Inghilterra e l’Italia.  La crescita e l’evoluzione del rock progressivo si manifestò rispondendo all'esigenza di dare alla musica rock maggiore spessore culturale e credibilità. Nella fattispecie si assiste a un tentativo di progressione del rock dalle sue radici blues, di matrice americana, a un livello superiore di complessità e varietà compositiva e stilistica. In effetti alla base del progressive c’è il rifiuto programmatico della consueta "forma canzone" e della riduzione delle forme espressive del rock nell'ambito della rigidità strutturale del ritornello come fulcro dell'invenzione musicale.
Il rock viene quasi smembrato, rivisitato e si assiste a un distaccamento dalla struttura musicale popolare, in favore di strumentazioni e tecniche compositive associate alla musica classica e al jazz. In virtù di questo molti brani divennero quasi suite musicali, la cui durata si amplia notevolmente, in alcuni casi anche per più di venti minuti. Era frequente avvertire nell’esecuzione influenze sinfoniche, temi musicali estesi, ambientazioni e liriche fantasy e complesse orchestrazioni con il massiccio utilizzo di cambi di tempo nella ritmica, spesso con tempi dispari.
Il rock progressivo conobbe il suo picco di popolarità nella prima metà degli anni settanta, con l'affermazione, anche commerciale, di gruppi quali Procol Harum, Pink Floyd, Jethro Tull, Yes, King Crimson, Genesis ed Emerson, Lake & Palmer, tra i più noti e influenti del genere. Vi fu poi una folta schiera di gruppi che, pur non raggiungendo la stessa  popolarità, furono ugualmente importanti nella diffusione del progressive. Ma succedeva anche che, artisti non propriamente legati al progressive avessero nella loro produzione musicale elementi tali da far risalire l’attento ascoltatore immediatamente alle influenze prog, vedi Led Zeppelin. Come di frequente accade, nel passaggio da un’epoca all’altra, la sua “onda lunga” si è riversata nei decenni successivi, in cui, dal seme primigenio degli anni ’70, sono venuti germogliare  generi come il neo-classical metal ed il progressive metal, mentre una sorta di revival del prog, anche noto come new progressive, si è diffuso negli anni 2000. Le caratteristiche più evidenti proprie del prog sono innanzitutto la particolare attenzione agli arrangiamenti, con la creazione di complessi intrecci strumentali, abbondanza di assoli, ampio spazio alle parti strumentali e prive di cantato, passaggi che richiedono un'elevata tecnica musicale. Dopo decenni di corsa alla modernizzazione e di uso di strumenti “elettrici”, con l’avvento del rock progressivo c’è la riscoperta degli strumenti classici (pianoforte, archi e fiati), etnici (sitar), affiancati da quelli elettrici e elettronici (organo Hammond, Mellotron e sintetizzatori), in aggiunta e talvolta in sostituzione alla classica combinazione rock, chitarra e basso elettrici - batteria. Gran parte delle band progressive ha avuto una particolare predilezione per brani piuttosto ampi, di durata superiore ai canonici tre/quattro minuti di gran parte della musica popolare. Tra questi vanno evidenziate le suite, ovvero pezzi composti da una successione di temi musicali più o meno distinti, dal sapore solitamente epico. In piena epoca vinile capitava che queste soluzioni arrivassero a occupare l’intera durata della facciata di un 33 giri !



GENESIS

PROCOL HARUM

 Tastiere e sintetizzatori
Il mondo della musica ha sempre avuto un filo diretto con i nuovi ritrovati della tecnologia: non è dato sapere se le tastiere hanno contribuito alla nascita del prog o è stato il prog a facilitare la diffusione delle tastiere! Sta di fatto che l'utilizzo massiccio di questi strumenti (in particolare l'organo Hammond), diventa il tratto distintivo di moltissimi gruppi. Anche la diffusione di componenti elettronici innovativi, sconosciuti alla maggior parte dei gruppi degli anni '60, seppur usati saltuariamente dai Beatles, come il sintetizzatore, il moog ed il mellotron, è una peculiarità del genere. Gli appassionati più attenti avranno senz’altro notato la mole di tastiere e sintetizzatori di vario genere di cui si circondavano nei loro concerti diverse band o solisti (vedi Keith Emerson) a riprova della continua ricerca sonora di questi artisti, che si sviluppava anche verso le nuove frontiere dell'elettronica. Ad esempio sono celebri i tappeti di organo e tastiere di Richard Wright, tastierista dei Pink Floyd, su cui si sviluppavano gli assoli di chitarra di David Gilmour. L'uso del mellotron, molto diffuso nel genere prog, rendeva possibili tessuti sinfonici, sui quali i virtuosi musicisti dell’epoca hanno “decorato” pagine indimenticabili di capolavori musicali.
Testi articolati
Un'altra innovazione introdotta dal progressive fu la stesura di testi, caratterizzati da determinati richiami a figure e opere letterarie o teatrali, a fatti storici, a volte con testi ermetici di difficile comprensione, quasi mai politicizzati. La prosa è molto curata, ricca di figure retoriche e riferimenti alla fantascienza, al fantasy, alla mitologia e alla religione. Inoltre non mancano casi di testi filosofici e psicologici, come quelli creati da Roger Waters dei Pink Floyd o degli italiani Area, spesso ricchi di contenuti duri nei confronti della politica e della società. Ma sono eccezioni.  In generale, il progressive svincola la musica dal contesto sociale e politico; esso  non riflette il reale ma al limite lo stempera nel fantastico, non porta messaggi sottotraccia ma solo estetismo fine a se stesso, puro, incontaminato, cristallino.


PINK FLOYD

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