Nel mondo esistono
piccole realtà, spesso sconosciute e anonime, ma non per questo meno ricche di
spunti interessanti. Tempo fa, in una mostra collettiva di pittura, mi è
capitato di osservare, tra le numerose tele esposte negli austeri corridoi del
Palazzo ex Gesuitico di Orta Nova, dei dipinti che, per una qualche ragione,
hanno attirato la mia attenzione. Il vero motivo di tanta curiosità era il
calore e la forza dei colori, ben miscelati, ben accostati, con i soggetti
rappresentati su quelle tele, che grazie a quei colori, davano come
l’impressione di essere in movimento. Ho voluto sapere chi fosse l’autore di
quei quadri e vidi che le tele erano firmate a nome di Dora Mendolicchio.
Successivamente, avendo conosciuto di persona l’autrice, ho scoperto che ella
dipingeva da molto tempo, solo per passione e senza aver condotto studi
specifici: la sua era una pittura istintiva, spontanea e la scelta dei colori
semplicemente dettata dallo stato d’animo del momento. Però definire naif quel
modo di intendere la pittura, mi è sembrato molto limitante,
come se si volesse necessariamente dare una connotazione, specie in virtù del
fatto che l’autrice si era avvicinata già da qualche anno alla dottrina
buddista, situazione questa che offre molte spiegazioni e suggerisce molteplici
chiavi di lettura alla sua arte. La sua vicinanza alla filosofia buddista
viene espressa sia dall’armonia dei suoi dipinti (quella stessa armonia
cosmica che è uno dei pilastri del buddismo), sia dall’uso dei colori
vivaci e mai “banali”. Tra i suoi soggetti, un tema ricorrente è quello
del cavallo. Una sommaria interpretazione "freudiana" ci potrebbe
suggerire una velata ricerca di libertà, di spazi aperti, di liberazione dalle
catene della banalità del quotidiano. Ma anche gli altri personaggi
rappresentati, portano con se un aura di misticismo e di mistero insieme.
Senza dubbio
l’immediata suggestione di quei dipinti è il contributo involontario della
mancanza di una formazione accademica dell’autrice, fattore che,
paradossalmente, tende a depurare la sua arte, a sottrarla di tutti quei
formalismi e quelle congetture tipiche di chi, spesso eccessivamente intriso di
teoria, si vede costretto a seguire dei canoni “ufficiali”, a non voler
rischiare di allontanarsi dall’accademismo e da una certa liturgia della
pittura. Evidentemente l’autrice si fa forza di questa situazione, dando piena
libertà al proprio estro e alla propria ispirata creatività
primitiva, senza vincoli né sovrastrutture eccessive. Né tantomeno ella deve
necessariamente cercare quel consenso che invece sembra essere pane quotidiano
per chi, avendo dei "titoli", si deve sentire quasi in dovere di
ricevere riconoscimenti! La pittura di Dora Mendolicchio esprime al
meglio ciò che l’arte deve rappresentare, ossia il massimo della naturalezza e
della spontaneità, senza compromessi e senza alcuna pressione, che sia capace,
per chi la osserva, di ricevere le stesse sensazioni che hanno mosso la mano
dell’artista. I dipinti sono un chiaro invito a perdersi, a smarrirsi tra quei
colori e quella fantasia, desideri di cui la nostra anima è intrisa, ma che
spesso mancano degli strumenti per esternarsi.
Bellissimi quadri!!
RispondiEliminaGrazie x questo spontaneo contributo alla mi grande passione.Nn cerco consensi o onori. Io dipingo xchè e mio modo di fare meditazione.Ce chi lo fa davanti ad una pergamena ed io davanti ad una tela bianca trasferendo il mio io interiore.
RispondiEliminaGraziex aver mostrato parte della mia collezione delle mie amiche tele unamore vero di trent'anni
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