sabato 20 settembre 2014

ROCK PROGRESSIVE

Una delle vette più elevate raggiunte dalla musica popolare e dal rock n’roll in particolare è stata la favolosa stagione del rock progressivo, a cavallo fra gli anni sessanta e settanta. Il genere è una evoluzione del rock psichedelico britannico degli anni sessanta e ha avuto la sua massima evoluzione nel decennio successivo, con la diffusione in tutta l’Europa, anche se, come vedremo, i paesi che ne hanno saputo meglio interpretare le istanze più complesse sono stati l’Inghilterra e l’Italia.  La crescita e l’evoluzione del rock progressivo si manifestò rispondendo all'esigenza di dare alla musica rock maggiore spessore culturale e credibilità. Nella fattispecie si assiste a un tentativo di progressione del rock dalle sue radici blues, di matrice americana, a un livello superiore di complessità e varietà compositiva e stilistica. In effetti alla base del progressive c’è il rifiuto programmatico della consueta "forma canzone" e della riduzione delle forme espressive del rock nell'ambito della rigidità strutturale del ritornello come fulcro dell'invenzione musicale.
Il rock viene quasi smembrato, rivisitato e si assiste a un distaccamento dalla struttura musicale popolare, in favore di strumentazioni e tecniche compositive associate alla musica classica e al jazz. In virtù di questo molti brani divennero quasi suite musicali, la cui durata si amplia notevolmente, in alcuni casi anche per più di venti minuti. Era frequente avvertire nell’esecuzione influenze sinfoniche, temi musicali estesi, ambientazioni e liriche fantasy e complesse orchestrazioni con il massiccio utilizzo di cambi di tempo nella ritmica, spesso con tempi dispari.
Il rock progressivo conobbe il suo picco di popolarità nella prima metà degli anni settanta, con l'affermazione, anche commerciale, di gruppi quali Procol Harum, Pink Floyd, Jethro Tull, Yes, King Crimson, Genesis ed Emerson, Lake & Palmer, tra i più noti e influenti del genere. Vi fu poi una folta schiera di gruppi che, pur non raggiungendo la stessa  popolarità, furono ugualmente importanti nella diffusione del progressive. Ma succedeva anche che, artisti non propriamente legati al progressive avessero nella loro produzione musicale elementi tali da far risalire l’attento ascoltatore immediatamente alle influenze prog, vedi Led Zeppelin. Come di frequente accade, nel passaggio da un’epoca all’altra, la sua “onda lunga” si è riversata nei decenni successivi, in cui, dal seme primigenio degli anni ’70, sono venuti germogliare  generi come il neo-classical metal ed il progressive metal, mentre una sorta di revival del prog, anche noto come new progressive, si è diffuso negli anni 2000. Le caratteristiche più evidenti proprie del prog sono innanzitutto la particolare attenzione agli arrangiamenti, con la creazione di complessi intrecci strumentali, abbondanza di assoli, ampio spazio alle parti strumentali e prive di cantato, passaggi che richiedono un'elevata tecnica musicale. Dopo decenni di corsa alla modernizzazione e di uso di strumenti “elettrici”, con l’avvento del rock progressivo c’è la riscoperta degli strumenti classici (pianoforte, archi e fiati), etnici (sitar), affiancati da quelli elettrici e elettronici (organo Hammond, Mellotron e sintetizzatori), in aggiunta e talvolta in sostituzione alla classica combinazione rock, chitarra e basso elettrici - batteria. Gran parte delle band progressive ha avuto una particolare predilezione per brani piuttosto ampi, di durata superiore ai canonici tre/quattro minuti di gran parte della musica popolare. Tra questi vanno evidenziate le suite, ovvero pezzi composti da una successione di temi musicali più o meno distinti, dal sapore solitamente epico. In piena epoca vinile capitava che queste soluzioni arrivassero a occupare l’intera durata della facciata di un 33 giri !



GENESIS

PROCOL HARUM

 Tastiere e sintetizzatori
Il mondo della musica ha sempre avuto un filo diretto con i nuovi ritrovati della tecnologia: non è dato sapere se le tastiere hanno contribuito alla nascita del prog o è stato il prog a facilitare la diffusione delle tastiere! Sta di fatto che l'utilizzo massiccio di questi strumenti (in particolare l'organo Hammond), diventa il tratto distintivo di moltissimi gruppi. Anche la diffusione di componenti elettronici innovativi, sconosciuti alla maggior parte dei gruppi degli anni '60, seppur usati saltuariamente dai Beatles, come il sintetizzatore, il moog ed il mellotron, è una peculiarità del genere. Gli appassionati più attenti avranno senz’altro notato la mole di tastiere e sintetizzatori di vario genere di cui si circondavano nei loro concerti diverse band o solisti (vedi Keith Emerson) a riprova della continua ricerca sonora di questi artisti, che si sviluppava anche verso le nuove frontiere dell'elettronica. Ad esempio sono celebri i tappeti di organo e tastiere di Richard Wright, tastierista dei Pink Floyd, su cui si sviluppavano gli assoli di chitarra di David Gilmour. L'uso del mellotron, molto diffuso nel genere prog, rendeva possibili tessuti sinfonici, sui quali i virtuosi musicisti dell’epoca hanno “decorato” pagine indimenticabili di capolavori musicali.
Testi articolati
Un'altra innovazione introdotta dal progressive fu la stesura di testi, caratterizzati da determinati richiami a figure e opere letterarie o teatrali, a fatti storici, a volte con testi ermetici di difficile comprensione, quasi mai politicizzati. La prosa è molto curata, ricca di figure retoriche e riferimenti alla fantascienza, al fantasy, alla mitologia e alla religione. Inoltre non mancano casi di testi filosofici e psicologici, come quelli creati da Roger Waters dei Pink Floyd o degli italiani Area, spesso ricchi di contenuti duri nei confronti della politica e della società. Ma sono eccezioni.  In generale, il progressive svincola la musica dal contesto sociale e politico; esso  non riflette il reale ma al limite lo stempera nel fantastico, non porta messaggi sottotraccia ma solo estetismo fine a se stesso, puro, incontaminato, cristallino.


PINK FLOYD

IL ROCK PROGRESSIVE ITALIANO

L’Italia vantava nel corso degli anni settanta una interessante diffusione del rock progressive, che a livello continentale era seconda solo a quella inglese. Si può sicuramente dire che, insieme al fenomeno cantautorale, si è trattato di una delle più importanti stagioni della musica leggera italiana, che ha riscosso successo e considerazione anche oltre i confini nazionali. Infatti, recentemente, il filone del rock progressive italiano, definito anche spaghetti prog, ha avuto una riscoperta e la conferma della sua influenza su diversi artisti inglesi e americani. Quel periodo ha visto la nascita di numerosi gruppi che hanno infoltito la schiera di un movimento spesso variegato ed eterogeneo, con una autentica e originale identità. Premiata Forneria Marconi, Banco del Mutuo Soccorso, Acqua Fragile, Osanna, Orme, Area, New Trolls, tra le più popolari. Ma di fianco a queste formazioni hanno operato decine di altre band, a formare una fitta rete di realtà musicali e creative. Comune denominatore di quasi tutti i gruppi prog italiani è quello di una sopraffina tecnica strumentale, della ricerca e sperimentazione e dell’utilizzo di strumenti musicali fino ad allora distanti tra di loro. In effetti il rock progressive italiano è stato prevalentemente di stampo sinfonico/romantico, influenzato dalla scuola inglese (King Crimson, Genesis, Emerson, Lake & Palmer). Inoltre, non sono mancate formazioni ispirate al Canterbury Sound (Picchio dal Pozzo), e all’hard prog (Rovescio della Medaglia, Balletto di Bronzo). Le sonorità prevalenti erano quelle che privilegiavano i ricchi intrecci di tastiere e contaminazioni con la musica classica, uniti a un cantato che si rifaceva alla tradizione italiana e al beat.

Fra le numerose band che si sono costituite, a testimonianza delle molteplici sfaccettature che il rock progressive offriva, non tutte ebbero lunga durata e il successo sperato, anzi molte di loro si sciolsero dopo la prima ed unica pubblicazione di un disco: Buon Vecchio Charlie, Locanda delle Fate, Campo di Marte, Maxophone, Alphataurus. Un caso unico rimane quello dei Giganti, gruppo beat degli anni sessanta, che dieci anni dopo si ripropose con una rimaneggiata formazione, in veste progressive, che con l’album Terra in bocca – poesia di un delitto, opera la denuncia sulla gestione e la distribuzione dell’acqua da parte della mafia, in una Sicilia allora molto carente. Il brano venne proposto una volta sola in radio e quasi subito censurato per il tema trattato. Fu la fine della band, che si sciolse poco dopo, ma il tempo del riscatto e della riabilitazione arrivò nel 2011: vince il premio Paolo Borsellino per le tematiche trattate quasi 40 anni prima, e proprio con la suddetta opera, iniziò la riproposizione live dell’intero album, in occasione di convegni e manifestazioni per la legalità. Il segno dei tempi!!!



Tra le altre formazioni più note del mondo progressive italiano, oltre a quelle già citate, troviamo i Goblin, Quella Vecchia Locanda, Biglietto per l’inferno, Trip, Celeste, Ibis, Museo Rosenbach, Metamorfosi, Osanna, De De Lind. Come spesso accade, con qualsiasi genere musicale, diversi artisti e autori di casa nostra hanno avuto delle influenze o comunque dei contatti con la musica prog, a cominciare da Claudio Rocchi, Alan Sorrenti, Angelo Branduardi, un giovanissimo Franco Battiato, con la produzione di musiche sperimentali e di ricerca. L’album Anima Latina del 1974, di Lucio Battisti risente fortemente della struttura e delle modalità espressive tipiche del prog, disco che costituirà una vera fonte di ispirazione per i gruppi indie dei decenni a venire. Dalla critica è considerato uno dei migliori album della musica italiana di sempre e un vero capolavoro della nutrita discografia dell’artista.

Altro caso curioso e singolare è la fruttuosa influenza che il prog ha avuto sui Pooh, notoriamente gruppo musicale prevalentemente melodico. A partire dall’album Parsifal, del 1973, e fino agli inizi degli anni ottanta, i quattro, nella produzione dei loro dischi, hanno dato sempre spazio a singole composizioni che risentono degli echi progressive a loro tanto cari.

Anche il Italia, così come in Inghilterra, il prog concluse la sua popolarità verso la fine degli anni settanta, scavalcato da altri generi musicali, proprio quando il punk stava esprimendo la propria forza di rottura. In anni recenti si è assistito alla sua riscoperta, nella sua veste di new progressive e riportato in auge da artisti come Aton’s, Nuova Era, Ezra Winston, Finisterre, Mary Newsletter, il Castello di Atlante, Notturno Concertante, Hostsonaten. Inoltre il web ha dato un grande apporto nel raggruppare appassionati, collezionisti e tanti utenti curiosi di scoprire un mondo davvero complesso e affascinante.



I FATTORI CHE DIEDERO IL DECISIVO SLANCIO ALLA DIFFUSIONE DEL ROCK PROGRESSIVE IN ITALIA SONO STATI FONDAMENTALMENTE DUE: LE ETICHETTE DISCOGRAFICHE E I RADUNI ROCK.

 

ETICHETTE

Con l’affermarsi sempre più del rock progressive, in Italia nacquero innumerevoli etichette di supporto, più o meno specializzate. Mentre sul mercato inglese era già molto affermata la Manticore, per iniziativa degli artisti Keith Emerson e soci, in Italia c’erano state in precedenza le isolate esperienze del Clan di Celentano e della PDU di Mina. Nel 1969 Mogol e Battisti fondarono la Numero Uno, che in breve raccolse intorno a sé la schiera di autori e musicisti che già collaboravano con i due, a cominciare dalla Formula3 e dalla neonata formazione della Premiata Forneria Marconi. Negli anni a venire saranno pubblicati tra gli altri i dischi di Acqua Fragile, Anonima Sound, Flora Fauna Cemento, Alberto Radius, Volo, Oscar Prudente. Nel 1970, sempre a Milano, nacque l’etichetta Bla Bla, del discografico Pino Massara. L’etichetta mise sotto contratto un giovane Franco Battiato e il giro dei suoi musicisti di riferimento. Con la stessa etichetta furono pubblicati gli album di Aktuala, Osage Tribe, Genco Puro & Co., Juri Camisasca, Capsicum Red (con un giovane Red Canzian al basso). Gli autori Sergio Albergoni e Gianni Sassi, con il supporto del promoter Franco Mamone, nel 1972 fondarono la Cramps: questa nuova etichetta si proponeva di sostenere la folta pattuglia di musicisti alternativi dell’area milanese, principalmente di scuola jazz-rock, che seguivano anche una linea di impegno politico e sociale. Area, Arti e Mestieri, Eugenio Finardi, Electric Frankestein, Lucio Fabbri, Donella Del Monaco, Fedrigotti & Lorenzini.

Nel 1973, per iniziativa di Vittorio De Scalzi dei New Trolls nacque la Magma, con lo scopo di supportare i giovani musicisti progressive dell’area ligure. Tra i nomi prodotti si annoverano formazioni interessanti come Alphataurus, Pholas Dactylus, Latte e Miele. A sua volta, una sua sottoetichetta, la Grog, investì sulle ultime leve del progressive anni settanta, tra le quali Celeste, Mandillo, Corte dei Miracoli e Picchio dal Pozzo. Di rilievo fu anche la produzione della Trident, etichetta fondata nel 1973 dal produttore Angelo Carrara, che ebbe in catalogo artisti come The Trip, Biglietto per l’Inferno, Dedalus, Opus Avantra, Semiramis. Meritano senz’altro una citazione l’Ultima Spiaggia, di Ricky Gianco e Nanni Ricordi, la Intingo, sempre di Gianco, L’Orchestra e la IT di Vincenzo Micocci.

Il denominatore comune di queste etichette fu l’enorme passione per la musica, la voglia di scoprire nuove realtà e nuovi linguaggi musicali, una buone dose di sana incoscienza per gli investimenti economici e la scommessa che si andava a fare su persone e artisti di talento, ma semi sconosciuti. Un esempio e un monito per le multinazionali del disco, che ai giorni nostri, lontani anni luce da quella realtà, pensano ai facili e sicuri profitti, con l’occhio sempre ai bilanci e meno all’aspetto artistico e musicale, prese come sono dal proporre musica preconfezionata, di facile somministrazione, spesso affidata ad “artisti” di dubbia qualità, per un pubblico sempre più distratto e incompetente!

 

RADUNI ROCK

All’inizio cerano Monterey, Woodstock e l’isola di Wight. E qualcuno si chiese perché non organizzare qualcosa del genere anche in Italia, dove la musica giovanile non ha mai avuto degli spazi adeguati. Detto, fatto.

Il Pop Festival vede la luce ufficialmente con il Festival di Caracalla, nel 1970, grazie all’opera e alla disponibilità di Pino Tuccimei, Giovanni Cipriani e del compianto Eddie Ponti, veri pionieri del prog made in Italy. Secondo le cronache dell’epoca l’entusiasmo è alle stelle, e l’evento costituisce una ghiotta occasione per molti incontri/confronti di musicisti e autori, embrione di future collaborazioni o di formazione di nuove band. E’ il periodo in cui su tutto il territorio nazionale nascono come funghi rassegne e festival vari, ma l’apice si è raggiunto in due occasioni particolari: il raduno di Villa Pamphili di Roma e il Festival della Musica di Avanguardia e Nuove Tendenze di Viareggio. Nella seconda metà degli anni settanta, seguendo il destino del rock progressive, questo tipo di eventi divenne sempre più raro, fino alla loro scomparsa definitiva. L’ultimo raduno, il più triste, è stato quello tenutosi all’Arena Civica di Milano, il 14 giugno del 1979: organizzato per una grande raccolta fondi per sostenere le costose cure mediche a cui Demetrio Stratos si doveva sottoporre in America, per curarsi dalla leucemia, si trasformò nell’addio doloroso alla più grande voce della musica popolare italiana ed europea e un mesto e simbolico congedo dal meraviglioso utopico sogno degli anni settanta.



PER COMODITA’ HO SUDDIVISO I NUMEROSI RADUNI PER AREA GEOGRAFICA, CITANDO SOLO QUELLI CHE HANNO LASCIATO UN SEGNO INDELEBILE E HANNO PRODOTTO PIU’ INFLUENZE PER IL ROCK ITALIANO DEGLI ANNI A VENIRE.

 

CENTRO ITALIA

 

I° Festival pop di Caracalla (Roma, 10-11 ottobre 1970)

Evento storico nato grazie alla volontà di tre personaggi, che avrebbero avuto un ruolo importante nei successivi raduni capitolini: Pino Tuccimei (direttore artistico), Giovanni Cipriani (organizzatore) ed Eddie Ponti (PR e conduttore delle due serate). Stralci di rari filmati del raduno compaiono nel film Terzo Canale - Avventura a Montecarlo dei Trip. Fra i partecipanti al Festival ricordiamo New Trolls, Primitives, Sopworth Camel, Pooh, Four Kents e le Esperienze, con un giovanissimo Francesco Di Giacomo alla voce.

 

II° Festival pop di Caracalla (Roma, 6-7 maggio 1971)

Preceduto da due serate al Kilt Club, organizzate dalla rivista Ciao 2001, il secondo Festival di Caracalla riconfermò alcuni gruppi dell’anno precedente, oltre a Panna Fredda, Fiori di Campo, il Ritratto di Dorian Gray, il Punto, Free Love, ma furono i napoletani Osanna a lasciare il segno, con una performance musicale e teatrale, oltre ad esibire eccentrici travestimenti ispirati agli indiani metropolitani.

 

Controcanzonissima

Nel 1971 la rivista settimanale Ciao 2001 indisse una sorta di referendum tra i suoi lettori, per segnalare quali fossero i più influenti e popolari musicisti italiani del periodo. Tra i nomi suffragati ci furono Trip, Delirium, Osanna, New Trolls, Orme, PFM, e come solisti Claudio Rocchi e Francesco Guccini. Il 28 gennaio del 1972 le sei formazioni e i due cantautori si esibirono in una maratona musicale di nove ore al Piper Club. Visto il grande riscontro ottenuto, l’anno successivo le serate diventano due: 14 febbraio 1973 (Balletto di Bronzo, Reale Accademia di Musica, Quella Vecchia Locanda, Rovescio della Medaglia, Osanna); 15 febbraio 1973 (PFM, Garybaldi, Banco del Mutuo Soccorso, Trip, Circus 2000).

                           Villa Pamphili – Roma 1972

Il trionfo !!! Il più celebre raduno rock della storia musicale italiana e uno dei più memorabili dell’intera storia del rock. Secondo l’inviato del Messaggero, Fabrizio Zampa, furono almeno centomila i giovani spettatori che riempirono la verde vallata del parco romano, tra il 25 e il 27 maggio. La scaletta era davvero imperdibile. Non mancavano i grossi nomi del prog italiano (Banco del Mutuo Soccorso, Osanna, Trip, Garybaldi), numerose formazioni della scena romana (Quella Vecchia Locanda, Fholks, il Punto, RRR, Blue Morning, Cammello Buck, Semiramis, con un imberbe ed esordiente Michele Zarrillo alla chitarra). Inoltre ci fu uno spazio per gli autorevoli ospiti stranieri: Van Deer Graf Generator, Hawkwind, Hookfoot, il tutto al prezzo politico di lire trecento (a parziale rimborso delle spese di organizzazione)! Simbolo di quei giorni il pacifista “carrarmato floreale” dei Trip, parcheggiato sul prato.

Più sottotono l’edizione del 1974, ospiti il Volo, Perigeo, Albero Motore, Stradaaperta, Quella Vecchia Locanda, Kaleidon. Tra gli ospiti stranieri Soft Machine e Stomu Yamash’ta. Nel Lazio sono da segnalare altri raduni minori, come quello di Nettuno del 1973 (Osanna, Saint Just, Toto Torquati) e di Carpineto Romano del 1974.

 

 

 I° Festival della Musica di Avanguardia e Nuove Tendenze

(Viareggio, 27 maggio / 2 giugno 1971)

Organizzato da Massimo Bernardi, promoter del Titan Club di Roma e manager del tour italiano di Jimi Hendrix, i concerti si tennero in una pineta della Riviera della Versilia di Viareggio, con tanto di tendopoli adiacente, definita Pop City. Si trattava di una sorta di gara ad eliminazione e ai vincitori era riservato un contratto discografico. Tra le esibizioni Rovescio della Medaglia, Alluminogeni, Latte e Miele, Flea On The Honey, Delirium. Vinsero il contratto gli Osanna, Mia Martini e la PFM, che per l’occasione presentò la versione integrale della Carrozza di Hans, lunga quasi dieci minuti. Dietro le quinte, poco prima della premiazione, accadde un curioso incidente: il sospetto di un presunto accordo sottobanco, tra i giornalisti giurati e i discografici fece infuriare il tastierista Joe Vescovi, che urlò nel microfono <sono un hippy come voi e vi dico che siete stati ingannati da questi sporchi capitalisti>, scatenando il caos generale. Lo spirito degli anni settanta si era condensato anche in questo episodio !!!

 

II° Festival della Musica di Avanguardia e Nuove Tendenze

(Roma, giugno 1972)

Svoltosi nella capitale, allo stadio del tennis del Foro Italico, venne presentato da Teo Teocoli e Penny Brown, entrambi nel cast del seguitissimo musical Hair, versione italiana. In scaletta Osanna, Banco del Mutuo Soccorso, Jumbo, Balletto di Bronzo, Rocky’s Filj, Stormy Six, Alan Sorrenti.

Nelle Marche vanno ricordate due edizioni del Festival di Gualdo, nel maceratese, successivamente spostato a Civitanova Marche. Tra gli altri suonarono nell’edizione del 1972 gli Osanna, Formula3, Orme, Teoremi, Fholks.


 

 

NORD ITALIA

Re Nudo Pop Festival

Tra le più originali rassegne del periodo prog si segnalano i free-festival di Re Nudo, nati per volontà dell’omonima rivista diretta da Andrea e Marina Valcarenghi. Il mix di musica e politica esordì nel settembre 1971 sul prato di Ballabio, vicino Lecco. Raggiungibile solo dopo un lungo cammino, contro ogni previsione, giunsero sul posto oltre diecimila persone. Ospiti d’eccezione Claudio Rocchi e i Garybaldi. L’edizione del 1972 (sottotitolo due giorni di comunismo) si svolse a Zerbo, nel pavese, lungo le rive del Ticino. Dopo si spostò ancora, alle Alpi del Vicerè, nei pressi di Erba (nel cast Franco Battiato, Dedalus, Claudio Fucci, Yu Kung). In questa occasione l’amministrazione comunale negò gli allacci dell’energia elettrica. A partire dal 1974, e per altre tre edizioni, la rassegna si svolse al Parco Lambro di Milano, con la denominazione di Festival del Proletariato Giovanile. L’evento, oramai politicizzato, ebbe il sostegno del Partito Radicale e di Lotta Continua. In queste occasioni si ricordano i live degli Area (gruppo preferito dai lettori di Re Nudo), di Eugenio Finardi e Alberto Camerini, entrambi già componenti della band il Pacco. Degno di nota il Davoli Pop di Reggio Emilia, che esordisce nel 1972 con diverse formazioni dell’area ligure (Delirium, New Trolls, Latte e Miele, Sistema). L’edizione del 1973 vide la partecipazione del Banco del Mutuo Soccorso, Balletto di Bronzo, Alphataurus, New Trolls, Atomic System, De De Lind.

 

 

SUD ITALIA

 

Palermo Pop

Definito sul cartellone “Sicilian Folk Rock Jazz Festival” venne organizzato dal promoter italo-americano Joe Napoli in tre edizioni, dal 1970 al 1972. Proprio nell’edizione ’72 in scaletta ci furono i Cervello di Corrado Rustici, Raccomandata Ricevuta di Ritorno e i Maya, il cui singolo Salomon (scritto da Giorgio D’Adamo dei New Trolls) in quei giorni divenne un vero e proprio inno. Purtroppo una violenta contestazione, durante l’esibizione dei Mungo Jerry, turbò l’intera manifestazione.

 

Be-In

(Napoli, 19-20-21 giugno 1973)

L’unica edizione di questa memorabile kermesse, organizzata per volere della formazione degli Osanna, si svolse al Villaggio Kennedy dei Camaldoli, a Napoli. Trentasei ore di musica con il meglio della scena partenopea del periodo, oltre a Biglietto per L’Inferno, Pholas Dactylus, Era D’Acquario, Living Music, Tito Schipa jr., Battiato Pollution. Memorabile la jam-session guidata da Elio D’Anna al sax (the Showman e Osanna) e dalla violinista Tony Marcus (Alan Sorrenti), con Franco Battiato e gli inglesi Atomic Rooster. Nel 2001 Lino Vairetti ha organizzato al Teatro Mediterraneo di Napoli la presentazione del nuovo disco Taka Boom degli Osanna, un vero excursus in un passato oramai lontano, fatto di sonorità progressive e di collaborazioni interessanti, tra le quali quella con Enzo Avitabile. Per l’occasione furono invitati diversi protagonisti della storia del prog italiano, in una rimpatriata dal sapore vagamente nostalgico, fatto di ricordi e di una storia necessariamente da raccontare.

 

 

 

 

 

 

 

 



domenica 13 luglio 2014

Il tramonto di Sant’Antonio



La tentazione di Sant'Antonio - DOMENICO MORELLI


 - QUESTO E' UN ARTICOLO PUBBLICATO QUASI DIECI ANNI FA, NEL LONTANO 2014, MA CHE RISUONA MALEDETTAMENTE ATTUALE, SENZA CHE IN QUESTI ANNI, TRANNE QUALCHE PARENTESI, SI SIA PENSATO A DARE UNA "RINFRESCATA" ALLA PARTE RICREATIVA DEI FESTEGGIAMENTI -

La natura sacra della ricorrenza della festa patronale di Orta Nova, evento che viene vissuto sempre con grande partecipazione e coinvolgimento emotivo e spirituale, è un punto fermo della storia culturale e religiosa della nostra città. Negli ultimi anni stanno emergendo molte carenze nel momento in cui si deve redigere il cartellone degli eventi ricreativi, che, come tradizione vuole, sono andati sempre di pari passo con quelli liturgici. Accompagnata da fortune alterne, la scelta dell'ospite canoro di "prestigio" sta rimanendo come la sola occasione di trascorrere due ore di spensieratezza ed allegria. Oramai si sta consolidando come "prassi" la convinzione che la Festa non è più quella di una volta e sempre più frequentemente, durante i giorni dei  Festeggiamenti, si assiste a una piazza Pietro Nenni, fulcro principale della ricorrenza, malinconicamente vuota, a vantaggio del luna park, dove i giovanissimi si riversano in massa, in quanto la “piazza” non offre nulla di interessante. È evidente che il comitato organizzatore, con l'alibi del budget insufficiente, è a corto di idee e di iniziative alternative. Così come è evidente la “stanchezza” di molti suoi componenti, la loro incapacità di mettersi al passo con i tempi per venire incontro alle crescenti esigenze culturali della città e dei suoi abitanti più giovani. Secondo il mio parere, oramai è necessario un ricambio generazionale, che permetta alle nuove forze la facoltà di prendere decisioni importanti per la riuscita della Festa, che aggiunga valore, cultura e dinamismo, nonché nuove soluzioni, che possano operare in piena autonomia, lontane da preconcetti e condizionamenti di qualsiasi genere. La competenza che il comitato deve possedere dovrà saper scindere quelli che sono gli "obblighi" religiosi dall'aspetto puramente ricreativo, in cui ognuno deve mantenere il proprio ruolo, senza invasioni di campo. Inoltre, credo sia diventato anacronistico pensare allo spettacolo in funzione esclusivamente musicale, ma bisognerebbe arricchire l'offerta con altri eventi paralleli, che spazino in vari settori del mondo culturale. Se non si riesce a dare una svolta, con dispiacere di molti ortesi, la Festa sarà destinata, negli anni, a morire dopo lenta e inesorabile agonia.

lunedì 7 luglio 2014

Lo sapevi…..


…che nella Parigi d’inizio ‘900 presero vita dei movimenti artistici di pura avanguardia, tanto da fare della capitale francese una delle città più importanti e vivaci d’Europa. Il mondo dell’arte visse un epoca di evoluzione e di ricerca tali che, in molti casi, i canoni classici venivano riletti e stravolti. In questo clima fertile e proficuo visse e operò il compositore classico Erik Satie, che dimorò nella ville lumière fino al 1925, anno della sua morte. Gli ambienti in cui si mosse il compositore erano quelli della élite avanguardistica che si divertiva a “smontare le forme canoniche dell’arte come vecchie sveglie fuori uso”. Il tavolo degli amici di Satie era composto da formidabili "dissacratori" quali Cocteau, Picasso, Picabia, Massine, Léger, Debussy, Fargue, Utrillo. In loro compagnia il compositore spesso si dilettava, seduto al pianoforte, a regalare gradevoli colonne sonore improvvisate. "Non date importanza alla mia musica, comportatevi come se non esistesse. Essa ha la sola pretesa di contribuire alla vita". È musique d’ameublement, musica da "arredamento", semplice da non ascoltare col “cervello tra le mani", perché, diceva Satie, "un artista non ha alcun diritto di disporre inutilmente del tempo del suo uditore" !

L’opera di Satie è stata periodicamente dimenticata e recuperata, anche se a conoscerne la produzione rimane una minoranza di persone. Le composizioni più “celebri” sono le Gymnopédies e le Gnossiennes, che insieme ad altre opere da lui create sono state saltuariamente oggetto di rari e ricercati eventi, come quelli tenutosi negli anni Ottanta, quali il Satie-Day di Milano e la Satie-Eté di Roma. In molti identificano l’opera di Satie come la genesi della moderna musica ambient e new age, la musica “d’arredamento”, distante e protettiva, che rinuncia alla propria identità a favore dell’identità di chi l’ascolta, e a lui si offre come pretesto di associazioni mentali. La musica d’ambiente, destinata a riempire il “vuoto” proprio di certi ambienti della vita moderna, quelli che l’antropologo Marc Augé definisce efficacemente come i “non luoghi”, ossia quei posti che la dinamica della nostra esistenza ci porta quotidianamente ad attraversare senza che ci sia possibile intrattenere con essi alcun rapporto di riconoscimento e di intimità. Aeroporti, stazioni ferroviarie, sale d'aspetto, supermercati, centri commerciali, in cui ciascuno di noi può sublimare il gusto dell’efficienza moderna e in cui si promuove anche la nostra rassicurante assenza di scelta. In questi non luoghi, secondo le nuove e recenti tendenze, la musica sta giocando un ruolo decisivo per rendere vivi questi spazi asettici, poiché ad essa spetta il compito di “ammobiliare” le fredde architetture, in cui ogni essere umano è destinato ad essere anonimo, trasformandoli in luoghi mentali.

martedì 24 giugno 2014

HERDONIA

Una fortuna abbandonata

Orazio, il famoso poeta latino, quando vi sostò nel 37 a.C., nel suo viaggio da Roma a Brindisi, rimase favorevolmente impressionato da questo oppidulum, come definisce la città nei suoi versi, e ne apprezzò la bontà del pane, il “migliore dell'impero”, la posizione splendida sulla pianura, ricca di pascoli e di distese di grano e il suo clima dolce e accogliente. 

Ciò che determinò, tra II e III secolo d.C., la fortuna di questo centro apulo, inizialmente assai piccolo, fu la costruzione della vita Traiana, nel 109 d.C., che proprio di qui passava e che qui avrà condotto chissà quanti mercanti, viandanti e pastori. I basoli del lastricato stradale recano i solchi, ancora ben visibili, dei carri che l’hanno percorsa. L'importante arteria costeggiava il foro cittadino, il fulcro della vita sociale, economica e religiosa della città, lo spazio attorno al quale si trovavano i principali edifici pubblici, come la basilica, e le botteghe in cui si potevano comprare merci di ogni tipo, e conduceva poi alle terme, laddove ci si dedicava al relax e al benessere del corpo e della mente.

  A pochi passi da Foggia, nel cuore della Capitanata, esiste un sito archeologico di straordinario interesse, che conserva i resti dell’antica città romana di HerdoniaL'antica Herdoniae torna alla luce in tempi tutto sommato recenti: è il novembre del 1962 quando una missione belga, guidata dall'archeologo Joseph Martens, dà inizio agli scavi. In trent'anni di campagne, rispetto all'intera superficie della città romana pari a circa 22 ettari, è stata indagata sistematicamente un'area di circa 4 ettari nella zona del foro e del centro cittadino. Mentre alcuni saggi complementari, per un'estensione di circa cinquemila metri quadri, sono stati effettuati in aree periferiche. Il lavoro condotto sull'area circostante alla città romana ha quindi permesso di analizzare l'occupazione del territorio, di ricostruirne la rete stradale, di studiare il ponte sul torrente Carapelle, l'acquedotto e l'antica necropoli. Alla luce di questi dati, è innegabile che molto resta da scoprire e che nel sottosuolo circostante esiste una intera città che aspetta di venire alla luce. Questo centro romano, che in tarda età repubblicana contava ben diecimila abitanti (non pochi per l'epoca), durante la Seconda guerra punica vide il principe cartaginese Annibale trionfare due volte sulle truppe romane, nel 212 e nel 210 a.C. e, per la fedeltà alla Repubblica romana e per la slealtà mostrata ai cartaginesi, la città fu incendiata e distrutta per volere dello stesso Annibale. Solo dopo l'89 a.C. vi fu rifondato il Municipio romano e la successiva ricostruzione della via Traiana. Purtroppo l’intero parco archeologico oggi versa in condizioni di assoluto degrado, dopo anni di abbandono e di incuria.


Qualcosa, però, si sta muovendo, anche se molto lentamente e pare che, dopo anni di abbandono, gli scavi riprenderanno in breve tempo.
La novità più importante, che di fatto ha determinato lo sblocco di questa situazione vergognosa, è costituita dall'acquisizione di parte della superficie, sulla quale si estende l'antica città, grazie a un esproprio. Infatti, per decenni l’area su cui sorgono le rovine era di proprietà privata: in questo modo potranno essere utilizzati i fondi destinati alla messa in sicurezza e alla disposizione della fruibilità del sito.
Le potenzialità che quest’area archeologica importantissima, che a ragione viene definita la Pompei della Puglia, sono enormi e possono costituire un volano per la crescita economica e culturale dell’intero comprensorio dei 5 Reali Siti, oltre che di Ordona.
Non solo, ma si vuole rendere Herdonia ciò che era fino al 2000, ovvero un luogo di studio per giovani archeologi provenienti da tutta Europa.
 La Pompei della Puglia attende anche la musealizzazione dei suoi numerosissimi reperti, ritrovati negli scavi a partire dal 1962 e quale migliore sede per una struttura così importante e presumo visitata, se non Ordona.


domenica 20 aprile 2014

CELEBRAZIONI INCORONATA

EVENTI

 Aprile, per la tradizione culturale e religiosa di Orta Nova, è un mese importante, in quanto ricorre la celebrazione in onore della Madonna nera dell’Incoronata. In corrispondenza dell’ultimo sabato del mese, anniversario del giorno della prima apparizione mariana della storia, ci si prepara per il suggestivo pellegrinaggio a piedi verso il santuario, situato a pochi chilometri dal centro abitato. In genere questa ricorrenza è contornata da svariati eventi che coinvolgono l’intera popolazione ortese, in quanto, come la ritualità vuole, le celebrazioni investono tutta la settimana, ad iniziare dall’arrivo dei primi pellegrini già dal martedì, per poi proseguire con il sacro rito della Vestizione della Vergine, nella giornata del mercoledì e della spettacolare Cavalcata degli Angeli, nel giorno di venerdì. Ed è proprio in questa giornata di "vigilia" che da decenni si assiste l’arrivo della folta rappresentativa dei pellegrini provenienti dalla Basilicata, in particolare da Lavello e da altri centri limitrofi. La sosta intermedia privilegiata per questi devoti è Orta Nova, che vede il loro arrivo nel pomeriggio del venerdì e la ripartenza verso il santuario al sabato mattina, di solito intorno alle due. Questa è una occasione importante per tutta la città, la quale dà ampia dimostrazione di ospitalità verso i fratelli lucani. Questa sorta di tacito gemellaggio, diventato poi "istituzionale" nel 2016, tra la città di Lavello e quella di Orta Nova, va avanti da decenni, in maniera spontanea. Nel 2014, la Pro Loco Orta Nova ha voluto dare una veste più "ufficiale" all'evento: in occasione dell’arrivo della Compagnia di Lavello ha organizzato dei momenti speciali, allo scopo di porre l'attenzione su un antico rito, appunto quello dell’accoglienza, che di fatto ha reso gemellati, in nome della Madre comune, i due centri agricoli meridionali. Nell'occasione, la  Pro Loco, rinata con grande entusiasmo e con numerose nuove idee, aveva allestito dei percorsi eno-gastronomici e degli spettacoli di intrattenimento, in nome di una cultura contadina  che, al di la di ogni “evoluzione” social tecnologica, viene perpetrata negli anni.                         In un occasione di festa non poteva mancare un accompagnamento musicale, ad opera del gruppo folk di Lucera degli Unza Unza Band, che ai ritmi dei canti tradizionali del Subappennino dauno e del Gargano, ripercorrendo in particolare le sonorità di Matteo Salvatore, hanno riempito l'intera serata del venerdì, in attesa della notte e della ripartenza verso il Santuario.


Per leggere un altro articolo sulle Celebrazioni della Madonna dell'Incoronata andare indietro con i post nelle ultime pagine, oppure selezionare di fianco, l'archivio blog -  2013, aprile, oppure cliccare sul link qui sotto.
http://ortanovaculturacontemporanea.blogspot.it/2013/04/lultimo-sabato-di-aprile.html
http://ortanovaculturacontemporanea.blogspot.it/2015/04/canti-notturni-celebrazioni-madonna.html

domenica 23 marzo 2014

GROUPIE

                                                        
L’AMORE ETERNO

Fra le innumerevoli “rivoluzioni” che l’epoca beat e rock n’ roll hanno prodotto, una delle più intriganti è quella legata al fenomeno delle groupie.
Con il termine groupie si è iniziato ad identificare, a partire dagli anni sessanta, tutte quelle ragazze che amavano accompagnare le rockstar durante le loro tournée, assecondandone con entusiasmo la vita sregolata e le sfrenatezze sessuali, divenendo di fatto componenti del loro entourage. Le groupie erano delle fan molto giovani, spesso anche minorenni: in genere la loro età partiva dai 15 anni e raramente superava i ventidue! Oltre ad amare particolarmente la musica di un determinato artista o di una band, ne condividevano stili di vita, gusto, abbigliamento, irresistibilmente attratte dal loro carisma, diventandone infatuate sostenitrici ed intime amiche.
Le groupie divennero presto un fenomeno sociale grazie alla fama che raggiunsero alcune di esse. Tra le più celebri Pamela Des Barres, Marianne Faithfull, Nancy Spungen, Jenny Fabian, Bebe Buell, Cynthia Plaster Caster.



Esse erano viste come ragazze disposte a tutto per il loro integralista amore verso le rockstar; ragazze che poi, quando non impegnate a fare le "reginette dei backstage", svolgevano una vita generalmente normale. In realtà quello delle groupies fu un fenomeno piuttosto complesso: erano mosse da motivazioni varie, dalla ricerca di una miscela di successo e di nuovi modi di usare il proprio corpo, vivendo intensamente l'epoca di ribellione dentro la quale la storia le ha catapultate. Furono infatti protagoniste della rivoluzione culturale e sessuale dei settanta e riuscirono a portare il nuovo modo di vedere il sesso sulle copertine dei giornali.
A dispetto della loro immagine apparentemente superficiale, di frequente è successo che delle groupie hanno inciso profondamente nel destino di molti loro idoli, arrivando, in alcuni casi, finanche a sposare gli uomini che seguivano, grazie al particolare feeling creatosi durante gli innumerevoli e stressanti tour: può essere preso ad esempio, in tal senso, quanto è accaduto a Bee Gees, Aerosmith, David Bowie (sposatosi con Angie, ragazzina che per due anni seguì i suoi concerti), Eric Clapton (sposatosi invece con Pattie Boyd, groupie in carriera, ex moglie di George Harrison, per la quale divenne letteralmente pazzo, fino a dedicarle uno dei suoi capolavori,"Layla", brano ideato su un'antica novella indiana e suonata con i Derek and The Dominos). Le groupie erano figlie dello spirito ribelle e libertario del tempo, protagoniste della rivoluzione sessuale in atto, ragazze emancipate che volevano il mondo e lo volevano subito. Soprattutto volevano le rockstar, i giovani déi del rock che creavano quella musica che le faceva vibrare e sentire libere. Scrive Pamela Des Barres, prima e vera groupie della storia del rock, nell’introduzione del suo nuovo libro:
Come diamine facevano a sapere cosa mi girava per la testa e mi pulsava nelle vene? Come avevano fatto a scrivere proprio quella canzone che mi faceva sentire così selvaggiamente viva? Volevo essere parte di quel segreto cosmico. Volevo avvicinarmi a tal punto alla musica da poterla toccare e niente sarebbe riuscito a fermarmi".

Pamela Des Barres
Dopo avere svelato cosa accadeva dietro le quinte e nelle stanze d'albergo del dorato mondo del rock'n'roll negli anni '60 e '70 con il suo best-seller Sto con la band (uscito negli States nel 1987), recentemente Pamela Des Barres è ritornata sul "luogo del delitto" con un secondo libro, Let's spend the night together (ed. Castelvecchi). Nel suo nuovo lavoro prosegue il suo viaggio nello scandaloso mondo del rock attraverso una serie di interviste a ventiquattro groupies che hanno seguito le sue orme. Pamela racconta cinquanta anni di storia del rock visti da un'altra prospettiva. Quella di un gruppo di ragazze che sono riuscite a intrufolarsi nei cuori e nei letti dei loro idoli, provando a far durare il più a lungo possibile i loro sogni di adolescenti. Come Tura  Satana, la dirompente e prosperosa attrice, che scopriamo essere stata il primo travolgente amore di Elvis Presley. Fu lei, ballerina di burlesque, ad insegnare al giovane Elvis le celebri mosse che fecero impazzire le fans. E anche come muoversi sotto le lenzuola...! Il "Re del rock'n'roll" si invaghì di lei al punto da chiedere di sposarla e le regalò il celebre anello di brillanti che ancora oggi Tura porta al dito. Ma "Miss Japan Beautiful" gli rispose di no, preferendo continuare la sua carriera di attrice e performer. Ma sono molte altre le celebri "colleghe" che si svelano in Let's spend the night together. C'è Cynthia Plaster Caster di Chicago, famosa per la collezione di calchi in gesso che realizzava sulle parti intime delle sue rockstar preferite: da Jimi Hendrix a Wayne Kramer degli MC5. E c'è Bebe Buell, amante di Todd Rundgren e di Steve Tyler degli Aerosmith, e madre della bellissima attrice Liv Tyler. C'è Catherine James, la splendida musa ispiratrice di Bob Dylan e Jackson Browne, amante di Mick Jagger e Jimmy Page, nonché amica di lunga data di Eric Clapton, Cherry Vanilla, musicista, attrice e amante di David Bowie. 
E poi Lori Lightning, la lolita di Los Angeles che, a soli 14 anni, conquistò Jimmy Page, dei Led Zeppelin. Ma ci sono anche personaggi più vicini a noi come Miss B., che fu amica e amante di Kurt Cobain, e che del leader dei Nirvana svela l'amore per i travestimenti femminili a base di collant e lucidalabbra. E c'è anche, incredibile ma vero, un groupie uomo: Pleather, fan adorante che ebbe una relazione d'amore e d'amicizia con Courtney Love.
Secondo Pamela, "tutti questi personaggi hanno in comune l'amore per la musica. E' la loro priorità assoluta nella vita. Vivono per la musica e vogliono essere parte della scena". Tuttavia se negli anni '60 le ragazze volevano essere non soltanto le amanti dei loro idoli ma anche le loro muse ispiratrici, ben presto il fenomeno si trasformò in una mera questione di sesso. E la parola groupie assunse un significato dispregiativo. Continua Pamela "Sfortunatamente non solo la scena musicale, ma anche tutto il contesto è cambiato. Ai miei tempi era tutto così nuovo e rivoluzionario e groupie come Patti D'Arbanville, Catherine James ed io facevamo parte della scena, eravamo lì al posto giusto nel momento giusto, eravamo accanto a più grandi gruppi della storia del rock. Oggi incontrare un musicista famoso, diventare suo amico, uscire insieme anche solo per fare shopping è diventato praticamente impossibile. Negli anni '60 andavi al Whisky A Go-Go (celebre locale di Los Angeles) e capitava di poterti sedere allo stesso tavolo di Keith Richards!".


 

L'era delle groupie è dunque finita per sempre? "Le groupie di oggi sono le attrici, starlette, modelle, perché si trovano nella posizione giusta per potere incontrare le rockstar". Vengono subito in mente Kate Moss e Gwyneth Paltrow, Winona Ryder e Pamela Anderson. "Oggi c'è molto più controllo, molta più security attorno ai musicisti famosi. Tutte le rockstar hanno un agente, un manager, un assistente e una guardia del corpo.
Era inevitabile che un fenomeno con una diffusione e una peculiarità tanto forti non potesse ispirare i tanti artisti che, direttamente o indirettamente, ne hanno vissuto tutte le sfumature. Questo è un elenco di brani celebri che descrivono il fenomeno delle groupies:
·         Summer ’68 (1970) - Young Lust (1979) dei PINK FLOYD
·         Crew slut (1979) - What kind of girl do you think we are? (1971) di FRANK ZAPPA
·         Whole lotta Rosie (1977) degli AC/DC
·         Fat bottomed girls (1978) dei QUEEN
·         Rip this joint (1972) - Star star (starfucker) (1973) dei ROLLING STONES
·         Living loving maid (she’s just a woman) (1969) - Black dog (1971) - Sick again (1975) dei LED ZEPPELIN
·         Boys in the band (2004) dei THE LIBERTINES
·         Plaster caster (1977) dei KISS
·         Look away (1996) di IGGY POP
·         Lady D’Arbanville (1970) di CAT STEVENS
·         We’re an American band (1973) dei GRAND FUNK RAILROAD
·         It’s so easy (1987) dei GUNS N’ ROSES
·         Rosie (1977) di JACKSON BROWNE
·         Five short minutes (1973) di JIM CROCE
·         Billie Jean (1982) - Dirty Diana (1987) di MICHAEL JACKSON
·          Groupies (2010) degli italiani BAUSTELLE
        Groupie (2012) di BOB SINCLAIR

La moglie di Frank Zappa, Gail, ex groupie, afferma: "La musica era l'altare, i musicisti erano gli dèi e le groupie le più alte sacerdotesse".