giovedì 4 aprile 2013

CRONACA DI UN GIORNO SPECIALE

 

(tratto da una giornata realmente vissuta)

ORTA NOVA, 13 luglio 1985, ore 9:00 -  Come da prassi, già dalle prime ore del mattino fa molto caldo. Anche l’auto si appresta a scaldarsi, nei pistoni, ma soprattutto nell'abitacolo, con l’aria condizionata che è ancora un miraggio, mentre non è miraggio, ma affidabile e concreta realtà la mia piccola e docile  utilitaria, una Fiat 127, blu notte, con motore da 903cm³ e un rapporto a quattro marce: alta fedeltà allo stato puro! Con i capelli lunghi e incolti, look trasandato da novello fricchettone, sembro essere appena tornato da un concerto degli Inti-Illimani, mi appresto a un veloce giro per le vie ortesi, allo scopo di prelevare materiale umano, in attesa della costa adriatica, che presto ci vedrà protagonisti tra le centinaia di vacanzieri, pendolari come noi, sotto un cielo terso e l'aria a quaranta e passa gradi ! Roberto, messi da parte archetto e violino, è più "tecnologico" che mai e porta con sé una curiosa radiolina nera, dall'aria piuttosto vissuta, ma con un set di pile nuovissime, pronte al sacrificio, mentre Gianni per una volta ha lasciato la sua virtuosa chitarra elettrica a casa, ma in alternativa ci propone degli olii e delle inquietanti pomate artigianali, composte da misteriosi ingredienti rubati alla cucina e frutto di bizzarre e ardite miscelazioni, che hanno l'arrogante ambizione di velocizzare e uniformare l'abbronzatura (dice lui), e di cui noi tutti siamo docilmente chiamati a far da cavie: la birra, diceva, meglio berla che spalmarsela addosso.....!!!                                                                                            
 MARGHERITA DI SAVOIA, 13 luglio 1985, ore 12:50 -   Sul bagnasciuga, dal piccolo apparecchio nero arrivano le prime voci, strettamente anglofone, con sottofondo l'oceanico vociare dello Stadio di Wembley, in Londra, che sta accogliendo in maniera canonica l’ingresso del Principe Carlo e della consorte, la Principessa Diana Spencer. Dopo brevi e necessari convenevoli, l’elettricità degli Status Quo apre  il Live Aid, sotto gli occhi fintamente chiusi e molto compiaciuti di  Bob Geldolf, l'inventore di tutto ciò, il quale, nell'inverno precedente, quello del 1984, aveva chiamato a raccolta diversi amici per dare una mano alle martoriate popolazioni dell’Etiopia, alle quali una ingiusta e crudele carestia diede a loro il modo di maledire la propria esistenza su questa Terra! Il caldo mare dell’Adriatico è molto invitante e le immersioni si susseguono una dopo l’altra. Dal piccolo altoparlante intanto la musica degli Style Council, degli Ultravox, degli Spandau  Ballet, di Sade, seguiti da Sting e Phil Collins, ci accompagna fino in acqua. Poco dopo, col permesso del fuso orario, si comincerà a suonare anche al JFK Stadium di Philadelfia. Persino il pranzo delle ore 14 non ci faceva staccare l’orecchio da quelle splendide e "utili" note, nonostante gli intingoli e i famigerati manicaretti di Saverio, un palese e devastante attentato all’equilibrio della nostra flora batterica! Gli imberbi U2, da bravi figlioli irlandesi, intanto tengono alta la tensione, e fra poco ci sarà l’esplosione dei Queen e di un gigantesco Freddy Mercury,  in giornata di grazia. Ma gli americani (che si sa come sono fatti) non si vogliono sentire secondi a nessuno, e stanno iniziando a dire la loro, con Madonna e  Paul Mc Cartney, in uno straordinario “botta e risposta” con Londra. Tocca poi ai Black Sabbath, che per l'occasione hanno rispolverato il macabro egocentrismo di Ozzy Osbourne, la leggenda Mick Jagger, vera apparizione divina, in compagnia di quelle facce da "ergastolo" dei Rolling Stones, Tina Turner, i popolarissimi Duran Duran. Maurizio intanto sta dando sfogo alla sua vena recensoria, illustrando a noi distratti commensali le caratteristiche e le abilità tecniche di ogni artista e ogni esibizione, mettendo a dura prova lo stoicismo delle nostre palpebre, oramai in zona pennichella! 
 Neil Young, in compagnia di Crosby, Still & Nash continuano da Philadelfia ad ipnotizzare con le note noi cinque, in quella casetta sul mare, insieme a un altro miliardo e mezzo di persone, sparso sul pianeta Terra, che ci accompagna nell'ascolto. Intanto lo stadio di Wembley schizza di adrenalina all'ingresso di David Bowie, con un elegantissimo completo canna da zucchero degno delle miglior italian style, dei Simple Minds, di Elton John con George Michael, mentre l’America risponde con la voce di Bob Dylan, Eric Clapton e dell'indomabile Phil Collins, che è appena arrivato da Wembley, in Londra, dopo aver chiesto uno "strappo" a un Concorde, sulla pista di Heathrow: in sole tre ore, il tempo di qualche drink e una dormitina, si è fatto accompagnare a Philadelfia, il tutto alla velocità del suono: anche questo è rock..!!! Iniziando la seconda performance negli USA, a pomeriggio inoltrato, Collins salutò gli spettatori del JFK Stadium dicendo: "Assurdo!...questo pomeriggio ero in Inghilterra! Il mondo è strano!!!" Piccole curiosità. Quando era a bordo del Concorde, Collins incontrò per puro caso la cantante Cher, una delle poche persone al mondo ad ignorare quello straordinario evento in corso! Senza troppi indugi la cantante fu convinta a fare un'ospitata nel finale del concerto di Philadelphia, quando fu eseguito il celebre brano We are the World, con tutti gli artisti del concerto! Durante la sua esibizione, Bob Dylan ha rotto una corda della chitarra e Ron Wood dei Rolling Stones si è tolto la propria passandola a lui. Wood è quindi rimasto sul palco sprovvisto del suo strumento musicale e si è messo a suonare la chitarra immaginaria, roteando il braccio sullo stile Pete Townshend degli Who, finché un assistente di scena non gli ha passato una nuova chitarra!
Fra una sigaretta e una birra, nel frattempo, la sabbia si è rinfrescata e il mare cobalto si è già colorato di rosso, mentre i gabbiani, da buoni spazzini, si posano sulla spiaggia alla ricerca dei nostri avanzi: se solo potessero capire cosa gli aspetta, credo che farebbero a meno della cena e ci denuncerebbero al WWF!                                                   
 La Fiat 127 si sta dirigendo verso Orta Nova, con i fari accesi su per la strada di Tressanti, tradizionalmente piena di buche: quella via credo sia già nata così, e così è destinata per l'eternità! La piccola radiolina nera ha resistito stoicamente a 10 ore e mezza di rock puro, ma sono convinto che anche essa, se fosse viva, con la sua anima di plastica e le viscere di rame, sarebbe consapevole di essere stata eroicamente necessaria.
















                        

ORTA NOVA, ore 21:40 - Se fino ad allora ne abbiamo ascoltato solo le voci, ora vediamo in faccia da chi provengono quei suoni. La televisione sta trasmettendo quello che resta ancora di quel giorno speciale, mentre le nostre teste conserveranno per sempre, in un angolino tra le loro pieghe, questa splendida festa, che ha permesso a Sir Bob Geldolf di racimolare qualcosa come 140 milioni di dollari, tutti ben spesi sotto la sua supervisione, per i nostri fratelli etiopi.

COSA RIMANE – Insieme  a Woodstock, il Live Aid è stato uno dei più importanti eventi musicali mai registrati, e come Woodstock, un vero spartiacque nella storia del rock 'n roll. Tutti gli artisti partecipanti portano nel segreto della propria anima il ricordo di quel giorno speciale, sia che la loro carriera prosegue, sia che, come diversi di loro, col contributo beffardo di un destino crudele, sono stati accolti tra le braccia del buon Dio. Di questa storia, oltretutto, rimangono due splendidi brani, degli Artisti Associati della Band Aid “Do they know it’s Christmas?” e dell’USA For Africa, la celeberrima “We are the world”, mentre a noi, dall'alto dei nostri vent'anni, rimane un indelebile, commovente e nostalgico ricordo. In fondo quello è stato un giorno davvero speciale!!!









2 commenti:

  1. Quando racconti qualcosa mi fai tornare indietro nel tempo e me lo fai rivivere.
    Grazie per aver condiviso con tutti i tuoi/nostri ricordi

    Gerardo Marseglia

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