mercoledì 6 marzo 2013

ANNI 80

IL BLITZ
Fra i club che hanno reso Londra la capitale più avveniristica degli anni 80, c’è un luogo ricco di memoria, che da molti appassionati e seguaci è considerato un vero e proprio santuario. La storia del Blitz di Covent Garden, a Londra, inizia nei tardi Settanta, precisamente nel febbraio del 1979 e la sua istituzione è senza dubbio da annoverarsi tra quelle “cattedrali blasfeme” del popolo della notte in cui esprimere al meglio la creatività sonora di quegli anni. Quando Steve Strange e Rusty Egan ebbero l'idea di aprire il locale, non immaginavano che questa impresa sarebbe diventata l’embrione di un processo che di li a poco avrebbe segnato il gusto stilistico e musicale di tutto il decennio degli anni 80 e che, tra i vari fenomeni, vide la nascita di una tendenza che successivamente sarà definita movimento New Romantic. Frequentato da artisti, ex punk, studenti della scuola d'arte, giovani stilisti e musicisti sperimentali, al Blitz la parola d’ordine era una e una sola: stupire! Arredamento austero, liberamente ispirato all’iconografia mitteleuropea della seconda guerra mondiale,  lunga è la lista dei personaggi che fecero del Blitz la propria casa notturna, spesso dettandone modi e mode, creando così una popolazione presto identificata come The Blitz Kids. Oltre ai già citati Strange ed Egan, che sono tra i fondatori dei Visage, erano assidui frequentatori, tra gli altri, Boy George dei Culture Club, Martin Degville e Tony James, dei Sigue Sigue Sputnik, il compianto Pete Burns, frontman dei Dead or Alive, i cinque Spandau Ballet degli esordi. Sarà lo stesso Steve Norman, sassofonista e percussionista degli Spandau, a ricordare, in un documentario dedicato alla band: <...il martedì era senza dubbio la serata più bella di tutta la settimana, tutto ruotava intorno al Blitz. Passavamo sette giorni a cercare qualcosa da indossare il martedì sera. Era un luogo fantastico, piccolo, buio e sovversivo >.   L’abbigliamento di gran parte dei suoi frequentatori era esageratamente eccentrico, senza dubbio condizionato dalle tendenze punk, e quando David Bowie decise di girare il video di “Ashes to Ashes”, usando come occasionali coristi alcuni frequentatori abituali del club, tutto il mondo si accorge del Blitz. E così, nell’arco di pochi mesi, l’attenzione di giornalisti musicali, curiosi, addetti ai lavori e cacciatori di novità e di tendenze è puntata su questo locale, popolato da esseri inusuali, androidi multicolori, dai tratti e dai vestiti androgini. Ragazzi e ragazze passavano ore davanti allo specchio, alle prese con trucchi e dando fondo a tutta la loro creatività, al solo scopo di passare l’attenta e severa selezione messa in atto dallo stesso Steve Strange, "l'uomo alla porta", che decideva chi far entrare e chi no! Al guardaroba lavora uno strano personaggio, ventenne, androgino, un certo George O' Dowd, nato nel Kent da famiglia irlandese, un personaggio che vive gli anni Ottanta come se fossero l'ultimo decennio della storia del mondo. E in effetti fu proprio così: è uno che gli anni ottanta li ha plasmati e di lì a poco tutto il mondo lo conoscerà col nome di Boy George, straordinario performer e leader carismatico dei Culture Club! All' interno del club le mise prevalenti erano quelle che si rifacevano al romanticismo di Byron e Keats, con le personali varianti che ognuno apportava al proprio stile: gentiluomini in panni vittoriani, maschere da teatro giapponese kabuki, malinconici Pierrot e avvenenti pirati post punk! Travestirsi per incarnare al meglio le nuove sonorità musicali diventa la modalità per urlare con dolcezza il rifiuto al grigiore imposto dalla politica thatcheriana, opponendo sovrapposizioni sonore e di tessuti, sintetizzatori e violoncelli, strass e preziosità alla portata del popolo. Questo clima avvolgente e questo fervore creativo e trascinante fece da humus a numerose avventure musicali, artisti che nel lasso di poco tempo riuscirono ad acquisire, in alcuni casi, una celebrità mondiale, monopolizzando la scena musicale di tutti gli anni 80': Visage, Spandau Ballet, Duran Duran, Culture Club, Japan, ABC, Gary Numan, Adam & the Ants, Soft Cell, Ultravox, Roxy Music. Ma anche personaggi che erano distanti dalla filosofia new romantic, furono affascinati da quel mondo multicolore e apparentemente spensierato, si pensi allo stesso David Bowie e a Grace Jones. In quel clima  di rivoluzione romantica, oltre che la musica, fu anche la moda a strizzare l’occhio all’ìmpeto creativo che quella nuova tendenza comportava: muovono i primi passi geniali creativi che con i loro abiti vestirono quegli anni di dolce ribellione, come Enrico Coveri, Vivienne Westwood, Katherine Hamnett e John Galliano.

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